Guerre nelle Marche
I luoghi delle grandi battaglie
Le Marche, al centro della penisola, sono da sempre luogo d’incursioni, sbarchi, saccheggi e battaglie: da una parte la costa adriatica con i suoi porti fece gola a quanti cercarono facili collegamenti con le città commerciali dell’Oriente, dall’altra, le pendici degli Appennini non sono mai state una barriera ma un crogiolo di civiltà e un ponte verso Roma con la Flaminia e la Salaria. Semplificare la storia delle guerre che ha dovuto attraversare la regione in pochi luoghi è riduttivo, ma dà un’idea di quanto il territorio sia stato centrale nella definizione dell’identità nazionale.
Il primo grande conflitto della storia combattuto in territorio marchigiano è la battaglia di Sentino (Sassoferrato), detta anche delle Nazioni, nel 295 a.C., durante la III guerra sannitica. È definita così perché vi furono coinvolte tutte le popolazioni del centro Italia: da una parte i romani con i piceni e dall’altra un’alleanza composta da etruschi, sanniti, galli e umbri. I romani poterono trionfare soltanto grazie all’impiego congiunto dei due eserciti guidati dai consoli Quinto Fabio e Decio Mure. Roma non ottenne annessioni territoriali ma poté dimostrare di essere superiore alle altre potenze della penisola. La battaglia è rievocata ogni anno nel contesto del progetto Ad pugnam parati.
La guerra Picentina (269-268 a.C.) fu combattuta dai romani per domare la rivolta del popolo piceno che, sentendosi minacciato dall’inarrestabile espansione romana, ruppe l’alleanza e scatenò una rivolta che venne sedata in due anni dai consoli Ogulnio Gallo e Fabio Pittore. Al termine del conflitto agli abitanti venne concessa la civitas sine suffragio. Nel territorio fu fondata la colonia di Firmum Picenum, mentre Ancona e Ascoli rimasero formalmente indipendenti ma alleate.
La battaglia del Metauro, combattuta il 22 giugno del 207 a.C. presso il fiume Metauro, probabilmente nel guado di Serrungarina, fu uno scontro decisivo della II guerra punica. I cartaginesi, guidati da Asdrubale Barca, erano giunti in Italia attraverso la Spagna per portare rinforzi al fratello di Asdrubale, Annibale, che in attesa negli Abruzzi, pianificava la presa di Roma. L’esercito repubblicano era comandato dai due consoli Salinatore e Nerone. All’inizio i cartaginesi risultavano in vantaggio, grazie anche ai dieci elefanti che ruppero le linee romane, ma ben presto l’esercito consolare ebbe la meglio. Annibale rimase isolato in Italia e fu costretto ad abbandonare il progetto di conquista di Roma. A Montefelcino si svolge annualmente la rievocazione storica della battaglia del Metauro a cura dell’Istituto di Archeologia Fianna ap palug per Ad pugnam parati.
Per secoli il territorio marchigiano restò alla larga da grandi battaglie campali (ma non mancarono le scaramucce tra fazioni cittadine e tra comuni) fino all’età napoleonica, quando le Marche, come parte del Regno d’Italia, dovettero applicare il blocco continentale contro l’Inghilterra imposto dall’imperatore. Il fortino di Portonovo, edificato attorno al 1810, aveva lo scopo di impedire lo sbarco delle navi inglesi che da qui potevano conquistare rapidamente Ancona. Due batterie, munite di cannoni, furono collocate in posizione strategica: una nei pressi del fortino, l’altra sullo scoglio del Trave, così da poter effettuare il tiro incrociato. Grazie a questo dispiegamento il 2 maggio 1811 quando la Royal Navy attaccò Portonovo gli inglesi furono respinti. Una rievocazione spettacolare del Comitato Porto Nuovo 1811 fa rivivere quella giornata.
Pochi anni dopo, il 2 e 3 maggio 1815, Tolentino fu luogo di scontro di una delle più decisive battaglie della guerra austro-napoletana tra il re di Napoli Gioacchino Murat e il generale austriaco Francesco Bianchi. Dopo il rientro in Francia del cognato Napoleone dall’isola d’Elba, Murat aveva rotto l’alleanza con l’Austria e invaso lo Stato Pontificio. Tuttavia dopo la sconfitta di Occhiobello, l’esercito napoletano si ritirò a Tolentino dove la battaglia con gli austrici proseguì per due giorni in sostanziale parità fin quando Murat non ricevette la notizia della penetrazione di un’ala dell’esercito in Abruzzo e di sollevazioni filoborboniche a Napoli e ordinò la ritirata. Il giorno seguente, Murat abdicò resosi ormai conto dell’impossibilità di salvare il suo regno dagli austrici. Ogni anno, l’associazione Tolentino 815 fa rivivere i momenti salienti di questa battaglia presso uno dei suoi luoghi simbolo, il castello della Rancia.
La battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860 fu un evento decisivo per l’Unità d’Italia. In seguito alla II guerra di Indipendenza il Regno di Sardegna si era esteso fino all’Italia centrale, dopo la spedizione dei Mille era stato annesso il Meridione mentre Marche, Umbria e Lazio rimanevano dello Stato Pontificio. Per mantenere la propria indipendenza le truppe papali cercarono di portarsi ad Ancona dove pensavano di ricevere aiuti via mare. Lo scontro tra l’esercito pontificio e quello sabaudo avvenne a Castelfidardo, nella frazione di Crocette, dove vi era l’accampamento regio. Dopo una lunga battaglia le truppe sabaude, guidate dal generale Cialdini, sconfissero l’esercito pontificio che si ritirò ad Ancona. Il 28 settembre il capoluogo venne espugnato dal mare, i pontifici firmarono la resa e il 4 e 5 novembre, con un plebiscito, Marche e Umbria vennero annesse al Regno di Sardegna. A Castelfidardo un monumento ricorda i caduti, un ossario raccoglie i resti dei combattenti di entrambi gli schieramenti e il Museo del Risorgimento raccoglie cimeli e documenti relativi alla battaglia.
Nella primavera 1944 le Marche diventano confine tra la Repubblica di Salò e l’Italia liberata dalla coalizione antifascista. Poco sotto la linea gotica, la linea fortificata che da Marina di Massa giungeva fino a Pesaro seguendo il percorso del fiume Foglia, il territorio divenne un immenso campo di battaglia: gli alleati entrarono ad Ascoli Piceno il 18 giugno dopo cruente battaglie in tutto il territorio circostante. Fu liberata Ancona, il 25 agosto prese avvio l’operazione Olive che consentì la liberazione di Pesaro e dell’intera regione il 3 settembre. Tra i musei che ricordano queste fasi della storia della seconda guerra mondiale vi è il Museo storico della Linea Gotica di Casinina (PU) e il Museo della Liberazione di Ancona a Offagna.
di S. Brunori