L’indissolubile amore di Guidobaldo da Montefeltro ed Elisabetta Gonzaga
Fossombrone. Custode, testimone e dimora di un profondo legame
Fossombrone, città ricca di storia, insediamento romano che rivive nel magnifico parco archeologico di Forum Sempronii, corte medievale e città rinascimentale, è una delle località dell’Itinerario romantico perché è stata testimone e dimora del grande amore tra Guidobaldo da Montefeltro e Elisabetta Gonzaga. Nella città che sorge sulle rive del fiume Metauro hanno vissuto il loro amore queste due eccezionali personalità che elessero Fossombrone a loro dimora prediletta. Il Palazzo Ducale della città dove hanno vissuto, noto come Corte Alta, fu fatto edificare da Federico da Montefeltro, padre di Guidobaldo. Con Elisabetta e Guidobaldo l’edificio venne poi ingrandito e arricchito di giardini su diversi livelli.
La storia del loro amore comincia nel 1488 (alcune fonti posticipano questo evento al 1489), quando Elisabetta, della nobile stirpe dei Gonzaga di Mantova va in sposa a Guidobaldo, giovane Duca del Montefeltro. Questo matrimonio, programmato da due anni, è un contratto tra due delle più importanti corti italiane dell’epoca, che ha come obiettivo primario quello di rinsaldare lo stretto legame tra le due famiglie. Per raggiungere Guidobaldo, Elisabetta intraprende un viaggio lungo nove giorni, e con animo nostalgico e malinconico vede per la prima volta il suo promesso sposo a Urbino. Per Elisabetta il distacco dalla sua città e dai suoi affetti fu dolorosissimo: “Prego Dio me presti bona pacientia che ‘l dolore è grande” scriveva già il giorno dopo la sua partenza per suo conto Benedetto Capilupi, il cortigiano che le era a fianco e che, giorno per giorno, informerà il padre, il marchese Federico I Gonzaga, sui progressi del viaggio e sui primi avvenimenti a Urbino.
Sabato 9 febbraio 1488 Elisabetta fa il suo ingresso in città. Il duca e un gran numero di gentiluomini e castellani la attendono. Passando per strade festosamente addobbate, la sposa arriva a Palazzo Ducale dove la aspettavano Isabella, Costanza e Agnesina, le tre sorelle del duca.
Lunedì 11 febbraio, nella chiesa di S. Francesco, vengono celebrate le nozze solenni. I festeggiamenti durano molti giorni, in un susseguirsi di rappresentazioni teatrali, danze ed esibizioni gastronomiche.
Sebbene il loro matrimonio fosse stato stabilito dalle rispettive famiglie per interessi strategici, tra i quali dare un erede al Ducato di Urbino, si narra che la scintilla tra di loro si accese appena si videro. Un vero e proprio colpo di fulmine per entrambi.
L’amore reciproco rendeva quindi più piacevole soddisfare l’urgente necessità di assicurare un erede al ducato. Guidobaldo, infatti, essendo l’ultimo del suo casato, e l’unico figlio maschio, in mancanza di eredi avrebbe inevitabilmente consegnato i suoi territori alla Chiesa.
L’unione tra i due sposi doveva quindi essere consumata sotto i migliori auspici. Venne così chiesto il parere di un astrologo che doveva individuare la data più propizia per consumare il matrimonio. Ottaviano degli Ubaldini, studioso di astrologia e di scienze occulte aveva stabilito che la data propizia per l’unione sarebbe stata il 2 di maggio.
Ma, a causa delle insistenze delle corte mantovana che doveva confermare la regolarità dell’unione, e per evitare imbarazzi dovuti alla lunga attesa, la data venne anticipata al 19 aprile. Il giorno successivo partì per Mantova il seguente messaggio: “Sabato a li 19 di questo lo ill.mo Duca se acompagnò con la ill.ma M.a vostra sorella: circha questo non scrivarò altra particularità per honestà”. Ma come si direbbe ai giorni nostri la comunicazione inviata alla corte dei Gonzaga era una fake news. La notte del 19 aprile nulla accadde tra Guidobaldo e Elisabetta e mai nulla accadde nelle notti a seguire. Il giovane, bello e innamorato Guidobaldo non riuscirà mai a congiungersi con Elisabetta. L’ultimo e l’unico maschio dei Montefeltro è impotente. Il Duca e la sua sposa, in accordo, manterranno il segreto per quindici anni. Elisabetta Gonzaga, innamorata e devota a suo marito non farà mai cenno con nessuno della sua impotenza, nemmeno con i suoi più stretti familiari. La sua solidarietà verso il marito non verrà mai meno. Il loro legame indissolubile sarà ammirato da tutti.
La notizia del matrimonio mai consumato inizia però a trapelare e l’assenza di un erede fa avanzare l’idea a Papa Alessandro VI di annullare il matrimonio permettendo così a Elisabetta di risposarsi e invitando Guidobaldo a prendere i voti. La duchessa si oppose fortemente a questa richiesta e non volle sentire ragioni: non avrebbe mai e poi mai lasciato suo marito. Nel frattempo, il Duca Valentino stava occupando la Romagna, le città cadevano una dietro l’altra e Guidobaldo per salvarsi fu costretto ad abbandonare in tutta fretta il ducato invaso da nord: non tornerà ad Urbino fino all’insediamento sul soglio pontificio di Papa Giulio II che reintegrò pienamente Guidobaldo dei suoi possessi. Elisabetta anche in quella circostanza seguì il marito nella fuga verso Venezia senza mai abbandonarlo.
Una volta rientrati nel Ducato, nel 1505, i due sposi adottarono un figlio, Francesco Maria della Rovere, destinato a sposare Eleonora Gonzaga.
Nell’aprile del 1508 Guidobaldo si ammalò e l’11 maggio di quell’anno morì a Fossombrone, lasciando Elisabetta sola. Si narra che a seguito della perdita del marito, la duchessa rimase chiusa in una stanza buia, illuminata dalla sola luce di una candela, senza mangiare per otto giorni. Non si risposò mai.
Nel celebre ritratto di Elisabetta Gonzaga realizzato da Raffaello tra il 1504 e il 1505, il pallido e serioso viso di Elisabetta viene ritratto in un astratto staticismo e sulla fronte della duchessa risalta un gioiello da lenza in forma di scorpione. Secondo alcune fonti, questo monile sarebbe stato un monito destinato ad eventuali ammiratori, per scoraggiarli da qualunque proposito di corteggiamento. Per Elisabetta nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto del suo Guidobaldo.
di S. Cecconi