Sassocorvaro, tra bellezza e leggenda
Il borgo di Sassocorvaro conserva le reliquie di San Valentino
Un borgo di poco meno di quattromila anime, arroccato su un colle che domina la valle del Foglia, unisce la bellezza paesaggistica del territorio con la storia: in questo paese, infatti, sono conservate le reliquie del Santo protettore degli innamorati, San Valentino. Scopriamo quali leggende legano questo suggestivo borgo del pesarese al santo.
A spasso per Sassocorvaro, tra il lago di mercatale e la rocca Ubaldinesca
Il borgo cittadino è circondato dalla Rocca Ubaldinesca, databile al 1475, dalla singolare forma a testuggine. Tale struttura, realizzata dal celebre architetto Francesco di Giorgio Martini, è il primo esemplare di fortificazione nato con lo scopo di proteggere il territorio dalla bombarda, arma che in quel tempo fece la sua prima apparizione. Trovano collocazione all’interno della fortezza la pinacoteca, che vanta la presenza di oltre diecimila opere di artisti celebri di età umanistica e rinascimentale, da Piero della Francesca a Andrea Mantegna, da Lorenzo Lotto a Raffaello Sanzio e il Museo Arca dell’Arte, sorto per ricordare l’episodio avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui le opere conservate nella rocca furono nascoste ai nazisti per evitare che venissero trafugate da questi diretti verso la Germania dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
A dare il benvenuto a quanti si apprestano a visitare la cittadina è il suggestivo lago di Mercatale, posto tra Sassocorvaro e il paese di Mercatale, appunto. Si tratta di un bacino d’acqua artificiale, chiuso da una diga sul fiume Foglia e sorge alle pendici del colle su cui si innalza il centro storico di Sassocorvaro. Il luogo si presta a essere la meta ideale per chi voglia trascorrere qualche momento di relax: pescatori e canottieri affollano le sue rive, sulle quali, grazie al parco attrezzato con bar e ristoro, è possibile organizzare scampagnate e pic-nic. Panchine, arredi, vialetti curati non fanno che rendere questo luogo ancora più accogliente.
La chiesa di San Valentino e la diatriba con terni: dove sono davvero conservate le spoglie del santo?
L’Oratorio della Santissima Trinità di Sassocorvaro, meglio conosciuto come la Chiesa di San Valentino, è incastonato in una suggestiva scalinata, stretta e lunga, che porta fino alla parte del borgo più bassa, da cui è possibile scorgere il luccichio scintillante dell’acqua del lago di Mercatale. Dopo aver percorso parte di tale scalinata, ecco che appare la facciata in laterizio della Chiesa di San Valentino, non facilmente riconoscibile, in realtà, essendo compressa tra le altre case del borgo. L’edificio fu eretto nel 1722, ma, purtroppo, nel 1781 il terremoto che colpì il territorio contribuì a modificare del tutto la struttura e gli interni della stessa. Ma ciò che contribuisce a creare un alone di mistero, un’atmosfera di magia, è la leggenda che aleggia attorno al Santo che dà il nome alla chiesa, San Valentino. Qui, infatti, sono conservate le reliquie del Santo protettore degli innamorati, martire prete romano, in un’urna sigillata e autenticata dal vescovo agostiniano Pietro Alberto Ledrou nel 1696. Tale urna giunse nelle mani di Giovanni Battista Fabbri di Sassocorvaro nel 1726; fu poi aperta dal vicario apostolico Eustachio Carotti nel 1747.
Insomma, i santi resti del Santo romano raggiunsero il borgo di Sassocorvaro tramite sigilli e atti ufficiali. Tale situazione ha creato una sorta di “contenzioso” con la città di Terni, la quale reclama a sua volta il fatto che le spoglie di San Valentino siano conservate nella città stessa. Degli studiosi hanno infatti supposto che, probabilmente, i Valentino fossero due persone diverse provenienti da Roma (un prete) e da Terni (un vescovo). Certo, le coincidenze ci sono e anche piuttosto strane: oltre a condividere lo stesso nome, i due santi vengono commemorati il 14 febbraio, hanno in comune la medesima data di martirio e lo stesso luogo, soffrono le stesse torture e la sepoltura avvenne per entrambi sulla via Flaminia. Monsignor Corrado Leonardi ha scritto un testo sulla questione, dal titolo “La Reliquia di San Valentino nell’Oratorio della SS.ma Trinità di Sassocorvaro”, arrivando alla conclusione che il Santo fosse uno, quello romano. Il suo culto raggiunse la cittadina umbra tramite la via Flaminia e qui venne “creato” un santo che, in realtà, esiste solo nella tradizione di Terni.
La leggenda della rosa di San Valentino
Fermo restando, dunque, che i resti del Santo sono conservati a Sassocorvaro, nel borgo annualmente si celebra e si rende omaggio a tale figura. Esiste una leggenda legata al nome di Valentino secondo la quale questi voleva donare ai giovani innamorati che si recavano a fargli visita una rosa colta dal suo giardino. Con quel pensiero, l’amore tra i due veniva consacrato nel matrimonio ricevendo la benedizione divina. Sempre più diffusa divenne la storia di San Valentino, che si sparse velocemente su tutto il territorio italiano, tanto che il Santo si trovò a ricevere un numero sempre più numeroso di giovani che richiedevano la sua benedizione. Valentino decise, allora, di istituire una sola giornata, durante l’anno, in cui poter elargire tale benedizione nuziale. Oggi San Valentino, il Santo dell’amore, il protettore degli innamorati, è ricordato e celebrato il 14 febbraio, ma questa non fu la data scelta dall’uomo per concedere la benedizione nuziale, bensì quella in cui morì, nel 273, secondo un documento ufficiale della Chiesa del V-VI secolo. Il culto di San Valentino è ormai celebrato in tutto il mondo, ma a Sassocorvaro, durante quella festa che cade proprio a metà del mese di febbraio, si respira un’atmosfera speciale. Il borgo, infatti, ogni anno in questa giornata è pronto ad accogliere tante coppie che provengono dai paesi limitrofi per ricevere la speciale benedizione di San Valentino, durante una festa che si protrae per diversi giorni, allietata anche da mostre d’arte, visite guidate del borgo costeggiando la Rocca ubaldina, spettacoli teatrali. Un periodo dell’anno davvero magico, consacrato dall’amore e dalla bellezza.
di I. Cofanelli