La Cartiera Papale di Ascoli Piceno
La Cartiera Papale di Ascoli Piceno nasce intorno al Quattocento quando vicino al vecchio mulino di epoca romana viene costruito un nuovo edifico che utilizzava la generosa forza delle acque che muovevano le macine di pietra del mulino. L’intero edificio in travertino che oggi ospita il polo museale della Cartiera Papale è la somma di più interventi che hanno accompagnato e favorito lo sviluppo delle attività produttive fino all’apice quando, nel 1512, Papa Giulio II Della Rovere realizzò il grande opificio progettato dall’architetto Cola dell’Amatrice e dall’ingegnere idraulico Alberto da Piacenza. Giulio II, lo stesso pontefice che affidò a Michelangelo Buonarroti la realizzazione della Cappella Sistina, potenziò la cartiera di Ascoli Piceno per soddisfare la crescente domanda di carta dovuta all’invenzione della stampa a caratteri mobili dato che in città era presente una delle prime tipografie d’Italia.
L’opera di ampliamento voluta dal pontefice era imponente e ingrandiva l’efficiente sistema di canalizzazione delle acque precedentemente realizzato per il mulino.
Questo perfetto sistema di canalizzazione prelevava le acque del torrente qualche chilometro a monte inviandole alla vasca superiore da dove cadeva con energia sui cinque canali collegati alle rispettive macine in pietra. Dal mulino l’acqua riprendeva il percorso riempendo una seconda e più ampia vasca centrale dove raggiungeva con nuova forza le turbine che azionavano i grandi magli in legno per la macinazione degli stracci utilizzati per la carta bambagina. Il sistema di canalizzazione, le chiuse e i meccanismi sono ancora perfettamente visibili grazie al restauro dell’intero complesso avvenuto per opera della Provincia di Ascoli Piceno nel 2000, poi completato dalla musealizzazione che illustra e fa provare il processo di produzione della carta.
Proprio la cartiera per la sua importanza darà l’attuale nome di Porta Cartara a questa zona di acceso ad Ascoli Piceno prima chiamata Porta Molinara e ancora prima Porta Santo Spirito
L’energia dell’acqua del torrente Castellano ha spinto gli abitanti di Ascoli Piceno a costruire un complesso preindustriale oggi di grande fascino e per secoli fulcro della vita economica e dello sviluppo della città.
Oggi resta uno straordinario esempio di edificio produttivo all’avanguardia avviato circa 900 anni fa e che ha proseguito la sua funzione fino al 1920.
Un bellissimo esempio di economia circolare, sostenibilità ambientale e capacità di creare sviluppo del territorio e della comunità inseguendo sempre l’innovazione.
L’impiego dell’energia naturale dell’acqua, la capacità di rimetterla nel torrente limpida come all’entrata nonostante i numerosi processi produttivi, l’edificio costruito con il travertino proveniente dalle vicine montagne e l’esposizione ottimale del seccatoio, sono elementi che valorizzano in chiave moderna questo luogo che accoglie i visitatori con la pregiata facciata rinascimentale.
Un rogito del 1414 è il documento che certifica la fabbricazione della carta ad Ascoli Piceno, ma sembra che si producesse già dal 1349 attirando maestranze specializzate da Pioraco e Fabriano.
Oggi l’edifico della Cartiera Papale ospita un polo museale dove è possibile osservare l’antico mulino e il ciclo di produzione della cartiera bambagina ottenuta dagli stracci e dalla colla animale. Il complesso ospita anche un’esposizione permanente dedicata all’acqua e il museo di storia naturale con il materiale raccolto dal farmacista, agronomo, scienziato e ricercatore ascolano Antonio Orsini. Nei mobili in legno dell’antica farmacia ottocentesca di Orsini è raccolta una delle più variegate risorse naturalistiche del territorio marchigiano e alcuni campioni provenienti da tutto il mondo.
Ad Antonio Orsini è attribuita la scoperta che le palme e molte specie esotiche possono vivere nelle Marche.
La presenza del corso del torrente Castellano con le sue acque oggi meno impetuose, ma sempre gelide e limpide, fanno di questo luogo legato alla vita economica, produttiva e sociale della città di Ascoli Piceno, uno degli scorci più autentici delle Marche da conoscere.
di Alessandro Carlorosi