Il fascino senza tempo di Sant’Apollinare
La più antica abbazia della Vallesina
Adagiata nella valle del fiume Esino, ai piedi del centro storico di Monte Roberto in un’area identificata con l’antica città romana di Planina, sorge l’abbazia di Sant’Apollinare.
Ricordata per la prima volta nel 1180 in una testimonianza del suo abate Uffredo, la sua origine sarebbe addirittura antecedente all’anno Mille, collegata all’arcaica migrazione di monaci nella valle dell’Esino, il che la renderebbe la più antica abbazia della Vallesina.
Edificata in stile romanico-gotico a pianta rettangolare, l’abbazia si offre alla vista con la sua massiccia facciata rafforzata ai lati da due pilastri. La struttura, grazie alla notevole altezza, risulta comunque slanciata, seppur austera nella sua essenza di laterizio e suggestiva nel nudo interno composto da un’unica navata coperta a capriate, fiocamente illuminata dalla debole luce che filtra dalle monofore che ne accentua l’atmosfera di raccolta spiritualità.
La dedica a Sant’Apollinare è da ricondurre al dominio esarcale di Ravenna, di cui il santo è notoriamente il patrono. Il suo ritratto dai colori caldi e accesi campeggia nell’affascinante affresco realizzato sulla piatta parete absidale, sul lato sinistro di una Madonna assisa su trono con in braccio il Bambin Gesù, alla cui destra si trova S. Antonio abate. Nella lunetta superiore è raffigurata una Crocifissione sul cui sfondo è ben riconoscibile il profilo trapezoidale del monte S. Vicino, monolite familiare nel panoramico orizzonte di cui si gode in questa zona. L’affresco, datato al 1508 e recuperato durante i restauri del 1973 eliminando una modesta pittura ad olio, è stato attribuito ad Arcangelo di Bartolo, figlio dell’Andrea autore della Madonna delle Grazie a Jesi.
Passata attraverso alterne vicende storiche, l’abbazia conosce il massimo splendore tra il XII e il XIV secolo, iniziando in seguito un lento processo di decadimento. Dopo numerosi restauri la struttura è recentemente stata riportata quanto più possibile vicina alla sua apparenza originale, mostrandosi così come un’impareggiabile testimonianza di storia non solo religiosa ma più in generale culturale, un’autentica gemma che splende a Monte Roberto.