I Bronzi Dorati di Pergola
Un meraviglioso gruppo scultoreo unico al mondo
A Pergola il terreno non regala soltanto abbondanti raccolte di deliziosi tartufi. Per secoli nel suo sottosuolo si era nascosto un tesoro incredibile: i Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola. Oggi possiamo ammirarli al Museo dei Bronzi Dorati e della Città Di Pergola (www.bronzidorati.com).
Riportati alla luce in modo del tutto casuale nel 1946 da due contadini, i Bronzi rappresentano l’unico gruppo scultoreo in bronzo dorato pervenuto fino a noi dall’epoca romana. È evidente quindi l’incredibile importanza di questo ritrovamento, e il clamore e l’attenzione internazionale che l’hanno seguito. I Bronzi si presentavano ai primi archeologi come nove quintali di frammenti dorati. Un minuzioso lavoro di restauro ha permesso di ricostruire le statue e mostrarcele nel loro splendore.
Il gruppo si presenta così diviso: due cavalieri a cavallo e due figure femminili, probabilmente appartenenti alla stessa famiglia di alta estrazione sociale. Delle statue femminili, una conserva solamente la parte che dal basamento va al busto, mentre l’altra è del tutto integra nei suoi quasi due metri di altezza. La donna è raffigurata in età avanzata, seria e regale nel portamento. L’acconciatura curata, lo sguardo assorto, l’elegante abbigliamento costituito dalla stola ricoperta dalla palla, cioè un ampio mantello per coprire le spalle e il capo, sono tutti segni che aiutano a identificare le nobili origini della donna.
Anche le statue dei due uomini sono giunte a noi in diverso stato di conservazione. La meglio preservata raffigura un cavaliere maturo, probabilmente intorno ai 40 anni, verosimilmente un militare di alto rango ma che viene qui presentato in tempo di pace, come testimonia l’abbigliamento civile, senza armatura, e l’eloquente gesto col braccio destro alzato. L’elemento probabilmente più spettacolare di tutto il gruppo è rappresentato dai due cavalli. Una delle zampe anteriori è alzata nell’incedere trionfale. I colli eretti, i musi sollevati fieramente. C’è tutta la regalità di questi animali trasmessa dall’abile scultore. Una regalità evidenziata in modo superbo dai ricchi ornamenti che cingono gli animali. Il pettorale è decorato con Nereide e Tritone che reggono uno scudo e con altre figure marine come ippocampi e delfini. Anche le bardature sono impreziosite da falere con raffigurazioni propiziatorie di varie divinità.
L’identificazione di questo gruppo scultoreo è tuttora incerta. Inizialmente si era ipotizzato si trattasse di personaggi appartenenti alla famiglia dell’imperatore Tiberio, nel periodo del I secolo d.C. Ma indagini più recenti sembrano retrodatare il gruppo all’età tardo-repubblicana, tra il 50 e il 30 a.C.
Altrettanto misteriosa è la causa che deve aver portato allo smembramento delle statue così come si presentavano appena ritrovate. Potrebbe essere stata opera di briganti interessati ad accaparrarsi il prezioso metallo. C’è anche chi sostiene, anche se è un’ipotesi meno probabile, che la famiglia raffigurata fosse vittima della damnatio memoriae, la pena con cui i romani condannavano i crimini più gravi eliminando ogni prova tangibile dell’esistenza dei colpevoli, cancellandone la memoria.
Per fortuna però le statue sono sopravvissute, e oggi abbiamo la fortuna di poterle ammirare a Pergola.
Pergola fa parte del progetto “Itinerario della bellezza“.