Il prodigio della Madonna del Duomo di Ancona
Una città in preghiera per la salvezza dall’invasione napoleonica
Sulla sommità del colle Guasco, ad Ancona, sorge il Duomo di San Ciriaco. La chiesa medievale, alto esempio di arte romanica a cui si mescolano elementi bizantini e gotici, domina dall’alto la città dorica e il suo golfo. Luogo di culto dedicato a San Ciriaco, il duomo di Ancona è uno dei simboli della città: grazie alla sua posizione sulla cima del colle che guarda il mare, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per i naviganti, come un faro che dall’alto infonde, a chi proviene dal mare, una forte energia spirituale. Oltre ad essere una delle chiese più interessanti delle Marche dal punto di vista architettonico, il duomo è molto importante anche per la devozione dei fedeli ad un piccolo quadro raffigurante la Madonna. Il piccolo dipinto, che misura non più di 40 centimetri, è oggi conservato nella cripta della navata destra del duomo, all’interno dell’edicola marmorea realizzata dall’architetto Luigi Vanvitelli. La devozione per questa immagine sacra ha inizio nel 1796, un periodo critico per la storia di Ancona e per l’intera Italia. Napoleone Bonaparte avanza trionfalmente e il destino per la città dorica sembra ormai segnato. Prima di arrivare all’evento miracoloso che riguarda la Madonna di San Ciriaco, occorre tornare indietro per raccontare come e perché questo dipinto sia giunto ad Ancona.
Si narra che nel 1615, un capitano veneziano di nome Bartolo, durante una notte di burrasca in mare vide cadere in acqua, trascinato via dalle forti correnti, suo figlio. Disperato, l’uomo si rivolse alla Madonna pregandola di salvarlo. Le preghiere del capitano vennero ascoltate: il giovane sopravvisse miracolosamente e come segno di gratitudine e riconoscenza il padre decise, una volta approdato nel porto di Ancona, di donare al duomo questo semplice quadro.
La Madonna raffigurata nel dipinto è ritratta con una corona d’oro, un mantello azzurro e il volto leggermente inclinato verso il basso con gli occhi semichiusi. Con il tempo la Madonna è diventata patrona della città di Ancona e l’immagine ha preso il nome di Madonna di tutti i Santi.
Trascorrono gli anni e quando ad Ancona giunge notizia dell’arrivo delle truppe napoleoniche, gli abitanti, preoccupati per il loro destino, iniziano a pregare implorando interventi divini. Napoleone non solo invaderà la città di Ancona, ma con il suo esercito avrà pieno potere, conferitogli dal Papa, di appropriarsi secondo propria discrezione delle numerose opere d’arte conservate nei luoghi di culto. Il generale Bonaparte, infatti, vittorioso nella sua campagna italiana, costringe il 20 giugno 1796 papa Pio VI a firmare l’armistizio di Bologna, permettendo così l’occupazione di Ancona, insieme alla stessa Bologna e Ferrara, da parte dell’esercito francese. L’arrivo delle nuove idee dell’illuminismo e del giacobinismo e la liberazione dal dominio pontificio portano ad un primo momento di euforia in una fetta di popolazione, sebbene presto ci si rese conto che per sostenere i costi della guerra i francesi avrebbero razziato tutti gli edifici cristiani dalle loro opere d’arte, compreso il quadro della Madonna del Duomo.
Quando l’esercito francese giunge in città, gli abitanti di Ancona, impauriti dalla notizia delle scorribande francesi, sono riuniti nel duomo in preghiera davanti al dipinto. Mentre chiedono che loro città sia risparmiata, i fedeli notano un cambiamento nel volto della Madonna raffigurata nel piccolo quadro. Gli occhi appaiono aperti e rivolti verso i fedeli, la bocca si apre in un sorriso rassicurante. É il 25 giugno 1796. La notizia del miracolo si sparge: fedeli e curiosi accorrono numerosi. Anche coloro che condannavano i primi astanti di facile credulità o suggestione dovettero ricredersi. Il miracolo si ripeterà per molte volte fino al febbraio del 1797. A fronte dei numerosi testimoni, le autorità avviano un’inchiesta ufficiale, avvalendosi di notai, perizie scientifiche e testimonianze. Dalle indagini non risulta nessuna alterazione del dipinto e il miracolo viene ufficialmente riconosciuto. Tutta la documentazione è ancora oggi conservata negli archivi.
Il 10 febbraio 1797 Napoleone giunge ad Ancona, e avvisato di ciò che sta accadendo, raggiunge il duomo con l’intenzione di fermare le preghiere dei fedeli distruggendo quel dipinto che aveva unito e coalizzato l’intera città. Una volta entrato, prende in mano il dipinto, osserva la collana di perle e pietre preziose posta come corona all’immagine della Madonna e, quando sta per afferrarla, il generale si mostra titubante, diventa pallido in volto e, lasciando inaspettatamente il quadro, ordina che venga coperto con un drappo. Che anche lui sia stato testimone del miracolo? Intervento divino o una mossa strategica del generale? Secondo alcuni storici, infatti, i francesi volevano evitare di inasprire gli attriti con la popolazione cattolica. Inoltre, sembrerebbe che la salvaguardia del dipinto fu sostenuta da un esponente filofrancese, che, si narra, anni addietro aveva rimosso un’immagine sacra apposta sulla facciata di un’abitazione da lui acquistata causando forti reazioni nella popolazione. Quello che è certo è che Napoleone lascia il dipinto al suo posto e il fenomeno prodigioso della Madonna del Duomo assume un’eco vastissima generando un ampio fenomeno devozionale, amplificato dalla paura dell’occupazione napoleonica. In quell’anno di sconvolgimenti per l’Italia, furono contate centinaia di immagini, quasi tutte mariane, che muovevano gli occhi o mutavano forma e colore. I prodigi avvennero in chiese, case private, conventi e in luoghi aperti dello stato pontificio. Dopo questa prima apparizione avvenuta nel Duomo di San Ciriaco, si stima che complessivamente ad assistere ai miracoli mariani del 1796 furono circa mezzo milione di persone. Ancora oggi, a Roma, Ancona, e in altre città, lapidi e iscrizioni ricordano i miracoli avvenuti nell’anno dell’invasione napoleonica nello stato pontificio.
Il 13 maggio 1814 papa Pio VII incoronò il prodigioso quadro e la devozione per l’immagine della Madonna proseguì ininterrotta, almeno fino al 17 dicembre 1936, quando il dipinto venne rubato. Il quadro prodigioso fu ritrovato un mese più tardi, spoglio dei suoi preziosi ornamenti, nella cappella di Tor Mezzavalle ad Albano Laziale. Tornò ad Ancona il 31 gennaio 1937.
di S. Cecconi