Ove abitai fanciullo
Sono luoghi inediti che più hanno ispirato la poesia di Giacomo Leopardi perché sono i luoghi intimi dove il giovane poeta ha vissuto con intensità la vita, le sue paure, la malinconia ma anche gli amori e i ricordi che nella concentrazione – isolato dal tempo e nello spazio – hanno alimentato l’immaginazione, fulcro della forza poetica.
Sono le stanze del piano nobile di Palazzo Leopardi a Recanati, quelle accessibili salendo la seconda rampa del bellissimo e monumentale scalone settecentesco.
Chi ha già visitato Palazzo Leopardi è sempre stato attratto nel salire ancora la doppia scalinata per scoprire e vivere altri luoghi oltre alla ormai tradizionale visita della biblioteca e delle altre stanze al primo piano.
Dal 18 giugno gli appartamenti detti delle “brecce”, per il pavimento alla veneziana, sono aperti al pubblico arricchendo una visita già emozionante nella sua forma più sperimentata.
L’apertura di questi nuovi spazi ha un alto valore anche sul piano simbolico oltre che culturale perché costituiscono il cuore della vita di Giacomo e l’ispirazione di molti componimenti, ma anche perché avviene dopo l’emergenza sanitaria dove il patrimonio culturale e la sua componente di bellezza diventano punti di riferimento solidi per l’uomo e per il rilancio del turismo.
A pochi giorni dalla celebrazione della nascita di Giacomo Leopardi, dopo uno sforzo ventennale di restauro da parte della famiglia, la contessa Olimpia con questa inaugurazione ha regalato al suo illustre antenato il nuovo importante itinerario che permette di immergersi nel cuore della figura umana e poetica di Giacomo Leopardi come non era mai accaduto.
Gli ambienti, ricchi di rimandi ai componenti leopardiani, sono un luogo sacro dove Giacomo è cresciuto e dove ha più poetato immerso nelle sue inquietudini e nelle sue speranze legata allo scorrere della vita e dei ricordi.
Se la ricchissima biblioteca voluta dal padre Monaldo è stata fonte di sapere dove il giovane Giacomo con i suoi fratelli ha costruito la sua cultura, le stanze private sono state fonte d’ispirazione più libera e più legata alla vita, ai sentimenti, ai sensi allo scorrere del tempo quotidiano.
Il nuovo itinerario di visita di Casa Leopardi, “Ove Abitai Fanciullo”, consente ai visitatori l’accesso alla porzione di palazzo che il conte Monaldo fece costruire per garantire ai suoi figli indipendenza e intimità.
Gli ambienti di vita di Giacomo sono centrali rispetto al giardino di ponente e quello di levante. Il primo spazio apre sulla campagna e al giardino delle monache di Santo Stefano, luogo che ispirò l’Infinito, mentre nell’area opposta si udivano i suoni del borgo.
Nel ripercorrere questi luoghi oggi si viene accolti nel salone azzurro adibito ad ingresso con i dipinti degli antenati della famiglia Leopardi e dove si staglia l’arazzo rosso con lo stemma dei conti Leopardi di San Leopardo, connotato dal leone rampante con corona comitale e croce di Malta. Si prosegue nella galleria, luogo di incontro e convivialità in occasione degli eventi ufficiali. Le stanze diventano sempre più intime con il salottino dove i fratelli Leopardi si intrattenevano e le camere di Carlo e infine di Giacomo, dalla cui finestra, il poeta osservava l’amata luna e le vaghe stelle dell’Orsa e dove il tavolo con il calamaio e il lume ad olio sprigiona l’immagine di Leopardi intento a scrivere.
“Dolce per sé” scrive Giacomo nelle “Ricordanze” alludendo proprio ai luoghi dove abitava da fanciullo che oggi arricchiscono il percorso per conoscere il suo ragionamento.
di A. Carlorosi