Apiro tra arte, natura e sapori
Alla scoperta del vasto patrimonio di questo fantastico borgo
Il comune di Apiro (www.comune.apiro.mc.it) è adagiato su un’alta collina, cinto da mura che resistono dal XII secolo, intervallate da cinque torrioni. Il borgo si profila come un susseguirsi di piccole vie, il selciato si snoda tra antiche case in mattoni, disegnando gomiti e svolte improvvise, attraversando archi e portici. Apiro è inoltre caratterizzato dalla presenza di un elevato numero di architetture religiose di grande interesse storico e artistico.
All’interno del perimetro murato troviamo, per esempio, la Collegiata di Sant’Urbano, intitolata al patrono cittadino, uno dei gioielli di Apiro. Risalente al 1632, la chiesa fu voluta da Giovanni Giacomo Baldini (1581-1656), illustre medico locale che si trasferì a Roma per curare personalmente i Papi. Il fastoso interno barocco, tutto dorature e forme svolazzanti, raggiunge l’acme nella grande pala d’altare. Il dipinto, che raffigura l’Incoronazione della Vergine e S. Urbano I Papa, firmata da Angelo Scoccianti, è sicuramente di valore. Ma deve contendersi l’attenzione con la brillantezza della maestosa cornice in legno dorato che lo contiene. La chiesa vanta anche la presenza di un organo storico del grande maestro Callido, a destra dell’altare maggiore. Non bastasse tanta generosa bellezza, nella sacrestia troveremo celato “Il Tesoro della Collegiata”. Oltre a paramenti e arredi sacri, vi sono conservati quadri di autori di fama internazionale come Lilli, Boulogne, Ribeira e Spagnoletto.
Così come il genio degli uomini si manifesta nell’architettura e nell’arte, così lo spettacolo della natura si palesa nel paesaggio che circonda Apiro. Alle spalle del borgo, l’inconfondibile sagoma del Monte San Vicino si erge imponente. Il monte è meta prediletta per chiunque voglia concedersi una lunga passeggiata, circondato da una vegetazione che muta di stagione in stagione, vestendosi dei colori lucenti della primavera e dell’estate, o di quelli caldi e suggestivi dell’autunno, quando le faggete diventano un’esplosione di cremisi e ocra, o ancora del manto candido della neve in inverno. Se da un lato possiamo raggiungere fitti boschi e alte rupi, proseguendo nel versante opposto di Apiro possiamo arrivare velocemente a bagnarci nelle acque del lago di Castreccioni, che si trova appena a pochi chilometri dal centro storico.
Ad Apiro la tradizione è un valore genuino e sincero. In ogni aspetto della vita c’è traccia della memoria delle passate generazioni. Nel lavoro certo, così come nella cultura, ma anche a tavola! Una ricetta che ha le sue origini qui, ma che è poi stata apprezzata e si è diffusa in tutte le Marche, è quella dei Cavallucci di Apiro. Si tratta di un dolce di origine contadina, tipico del periodo natalizio, uno dei così detti “piatti poveri” perché fatto con quel poco che in passato c’era a disposizione. Ma la verità è che questo dolce concorre in bontà con ricette ben più blasonate. Uno dei sapori caratteristici dei Cavallucci è quello della sapa, il mosto cotto, estremamente dolce, a cui si aggiungono frutta secca, liquore e tanti altri deliziosi ingredienti.