La casa degli artisti
Un luogo incantato immerso nella natura del Furlo, dove l’arte e la natura diventano tutt’uno. Una comunità sognante, animata da artisti che con le loro opere hanno creato un museo unico e straordinario
Un grande totem da cui si propagano cerchi concentrici sul terreno, come in un antico villaggio indiano. Uccelli metallici colorati appesi su fili che solcano il cielo, immobili eppure in grado di restituire la dinamicità del volo. Volti intagliati nei tronchi degli alberi, come nel Wat Mahathat thailandese. Un insolito cartello stradale, con la sagoma bianca di una donna a gambe accavallate su fondo nero, che ci avverte che siamo in un’“area di rispetto del sentire”. Sono solamente alcune delle fantastiche opere che si possono ammirare nella Casa degli Artisti di Sant’Anna del Furlo a Fossombrone, un luogo unico nel suo genere, un piccolo mondo che la magia dell’arte, la pace della natura e l’entusiasmo dei suoi creatori hanno riparato dal caos contemporaneo. I fondatori, Andreina De Tomassi e Antonio Sorace, mecenati, sessantottini impenitenti, ecologisti di lungo corso e soprattutto sognatori instancabili, hanno dato vita nel 2011 a questa associazione culturale e residenza creativa. Una casa dove gli artisti possono soggiornare liberamente, lasciando in cambio una loro opera. Di qui sono passati più di 450 creativi tra pittori, scultori, ceramisti, mosaicisti, fotografi, performer, videoartisti, calligrafi, ricamatori. Uomini e donne provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, che si sono innamorati di questa piccola oasi incontaminata e hanno sublimato le loro suggestioni nell’arte. Già nel 2010 Andreina e Antonio avevano inaugurato la prima edizione di “Land Art al Furlo”, un evento durante il quale vengono mostrati i nuovi lavori degli artisti. Installazioni, sculture e ogni altro genere di opere, realizzate in pietra, legno, metalli e fibre tessili, dialogano con gli alberi, le radure, le rupi e l’acqua della Riserva Naturale della Gola del Furlo. La Casa degli Artisti è un museo a cielo aperto, in un’accezione ben più ampia e significativa rispetto alla semplice mancanza di muri a delimitare lo spazio espositivo. Le opere d’arte si integrano con lo spazio che le accoglie. Creazione umana e naturale si abbracciano, come nella splendida scultura di Edda Bonini e Andrea Pavinato, che rappresenta due figure, umane e vegetali insieme, che si stringono cingendo al contempo un grande tronco. Parco Botanico e Parco Culturale diventano una cosa sola. La scoperta dell’immenso patrimonio della Gola del Furlo, l’esaltazione del fascino e dell’importanza della sua biodiversità in termini di flora e fauna, trovano immediata rispondenza nell’ispirazione artistica. Arte che svela, evidenzia ed esalta la terra.
Tra le opere più impressionanti e significative, “Tuffo”, realizzata dal fondatore Antonio Sorace, ci mostra come il contesto paesaggistico del Furlo sia un humus eccezionalmente fertile su cui attecchisce il genio creativo. La figura di donna scolpita da Sorace, snella e atletica, è immortalata mentre spicca un balzo per tuffarsi dalla diga del Furlo, esemplare testimonianza di architettura industriale del 1920. D’altronde Andreina e Antonio hanno fin da subito scelto questo luogo proprio per la fascinazione che è capace di evocare e si sono dati da fare per esaltarne la naturale bellezza non solo attraverso le esposizioni di land art, ma anche impegnandosi in un alacre lavoro di recupero, documentazione e valorizzazione. La stessa struttura abitativa dove i due dimorano ed accolgono gli artisti è una casa del 1919 in stile liberty razionalista, accuratamente ristrutturata, testimonianza concreta della piccola società industriale che operava nei pressi della diga. Non potevano esserci predecessori più adatti in questa “comune dei sognatori”, nata dalla voglia di sfuggire alla confusione della città, di recuperare il contatto con la natura e di godere con amici, artisti e semplici curiosi un piccolo angolo di paradiso. Proprio la voglia di condividere è il sentimento che sta alla base di una delle opere più importanti che qui sono nate: la “Tavola dell’Accoglienza”. Si tratta di un’opera collettiva, sedici pannelli dipinti da altrettanti artisti, tessere di un unico grande mosaico che è appunto la “Tavola”, costruita in modo da poter essere smontata e trasferita ovunque, trascendendo ogni vincolo di spazio. Una libertà assoluta e itinerante, che trova la sua più completa realizzazione solo quando è condivisa. La demarcazione fra artista, museo e pubblico si scioglie. La “Tavola” è realmente completa solo quando le persone al suo cospetto parlano, mangiano e si ritrovano insieme.
Per la XII edizione di “Land Art al Furlo”, che si svolgerà dal 21 agosto al 5 settembre, sono state lanciate tre “Chiamate”, tre inviti rivolti agli artisti per realizzare delle opere che andranno ad aggiungersi alle più di 150 già presenti. La prima si rivolge a pittori, mosaicisti e scultori e riguarda la costruzione del “Cammino sull’arte”, un percorso già iniziato lo scorso anno, fatto di passerelle disposte su un antico sentiero nel bosco di Sant’Anna che vanno a formare un itinerario sensoriale, da percorrere a piedi nudi, per entrare in diretto contatto con il suolo su cui poggiano le installazioni. La seconda chiamata si concentra sulla Fiber Art, una forma d’arte tessile, dove i fili si intrecciano e annodano in trame e orditi, ricamando un mondo nuovo. Il terzo invito è per la costruzione di tre fontane che dialogheranno con l’acqua del Candigliano, il fiume che attraversa le gole rocciose del Furlo, viaggiando parallelamente all’antica Via Flaminia, fino a gettarsi nel corso del fiume Metauro. Il leitmotiv è sempre il medesimo: ospitare, condividere, creare e sognare, ispirati dalla natura della Riserva del Furlo.
di F. Cantori