Maiolati (e) Spontini
Storia del grande compositore e del suo legame con la città natale
Sono passati 170 anni da quel 1851 quando, precisamente il 24 gennaio, Gaspare Spontini si spense a Maiolati. Nello stesso castello dalla Vallesina, Spontini era anche nato, il 14 novembre del 1774.
Tra queste due date, una vita dedicata alla musica, fatta di successi strepitosi, costellata di riconoscimenti conferitegli in tutta Europa, blandita dall’ammirazione dei personaggi più illustri del suo tempo. Pur in mezzo a tanta gloria e ai fasti di un’esistenza degna di una moderna rockstar, Gaspare Spontini non dimenticò mai la sua Maiolati, vi rimase sempre intimamente legato, e per questo, forse presago della fine, decise di trascorrervi gli ultimi mesi della sua esistenza e di lasciarle un’eredità che ne avrebbe per sempre cambiato il volto.
La storia di Spontini inizia a Maiolati con i genitori, gente di umile condizione, che vede già pronta per lui una pacifica e redditizia carriera ecclesiastica. Ma l’anima di Gaspare non si contenta delle litanie ecclesiastiche e degli inni sacri. La vocazione per la musica si dimostra fin da subito ben più trasportante di quella per le omelie.
È così che inizia il suo percorso di studi musicali a Jesi, per poi passare nel 1793 al Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli dove è allievo di importanti maestri, quali Nicola Sala e Giacomo Tritto. Spontini non si limita a ripetere pedissequamente le lezioni mandate a memoria. Inizia presto a creare musica sua. Al brillante studente segue subito il geniale compositore. L’esordio è a Roma, con l’opera Li puntigli delle donne, che riscuote vivi applausi.
Subito apprezzato, Spontini compone in pochi anni numerose altre opere che ne accrescono velocemente la fama. Nel 1803 il grande passo: si reca a Parigi. Qui entra velocemente nelle grazie dell’imperatrice Giuseppina e in quelle dello stesso Napoleone. Sono gli anni che segnano l’apice della sua carriera. La sua musica acquisisce piena maturità, il tradizionale stile operistico napoletano lascia il posto a una composizione più moderna, resa possibile dalla frequentazione della capitale della cultura europea. La nitidezza e l’armonia tipiche del neoclassico vengono padroneggiate da Spontini, che le arricchisce di forti tensioni drammatiche che sembrano già anticipare il Romanticismo. Spontini compone le sue opere più importanti: La Vestale, Fernand Cortez e Olympie, che hanno un enorme successo (La Vestale verrà replicata 200 volte!). Fioccano gli onori e i riconoscimenti da parte dell’imperatore, che ne apprezza il genio creativo e il fatto che il maiolatese lo metta al servizio della celebrazione della sua gloria: Spontini è, tra l’altro, nominato direttore d’orchestra del Théatre-Italien de Paris.
La vorticosa ascesa di Gaspare Spontini sembra non avere fine. Nel 1820 si trasferisce a Berlino, di nuovo accolto dalla stima reale: Federico Guglielmo III di Prussia lo nomina maestro di cappella a corte e sovrintendente generale della musica. Il compositore non trova requie, compone febbrilmente e viaggia per portare la sua musica in tutta Europa, per esempio in Inghilterra dove, nemmeno a dirlo, incanta la Regina Vittoria. Ma tornato a Berlino nel 1840, morto il re suo protettore, Spontini è coinvolto in loschi affari, esacerbati da un clima politico assai teso e da un carattere poco incline alla sottomissione. Verrà condannato con l’imputazione di lesa maestà. Una volta scontata la pena, ripara a Dresda, dove continua a mietere successi con le sue opere. È a Dresda che entra in contatto con Wagner, che rimane stupefatto dal genio creativo del compositore marchigiano. Numerosi sono gli scritti in cui Wagner loda Spontini, indicandolo come precursore fondamentale di molta della grande musica europea che stava nascendo in quegli anni. Per il maestro tedesco, Spontini era “l’ultimo compositore che abbia votato il suo sforzo con austero entusiasmo e nobile valore a un’idea artistica”.
Spontini aveva stregato l’Europa intera. E Maiolati? Maiolati era sempre al centro dei suoi ricordi e dei suoi pensieri. Durante i suoi numerosissimi viaggi, egli non mancò mai di ritagliarsi del tempo per tornare, anche solo fugacemente, alle sue amate colline, alle campagne lavorate dai contadini, al corso dell’Esino che sciabordava lungo le moje, le zone paludose intorno al fiume da cui anticamente prese nome la frazione di Moie. Il legame che univa Spontini alla sua terra non era solo sentimentale. Sia durante i suoi ritorni a casa, che negli ultimi mesi di vita trascorsi proprio a Maiolati, Spontini ebbe premura di organizzare un enorme lascito che ancora oggi sopravvive nella città. Il compositore fece costruire a sue spese, nel 1843, l’Ospizio di Carità, oggi Casa di Riposo per Anziani, e si impegnò a procurare anche il denaro per fondare la Casa delle Fanciulle, dove trovavano soccorso le ragazze orfane e il Monte di Pietà per i poveri di Jesi e Maiolati. Infine, Spontini donò alla città anche il Parco Colle Celeste, un bellissimo spazio verde dalle bucoliche atmosfere, ricavato dalle sue proprietà e dedicato alla moglie Celeste Erard, conosciuta e sposata negli anni parigini. Celeste, seppur nata e cresciuta tra i fastosi boulevard della Ville Lumière, si innamorò di Maiolati non appena il marito la portò con sé a conoscerla. Anche per questo non mancò di amministrare con cura i lasciti del marito in favore della comunità maiolatese dopo la sua scomparsa, appagata lei stessa di trascorre una serena vecchiaia in quel luogo di cui disse: “L’immensa città di Londra è meravigliosa… ma se io n’avessi la scelta, prenderei più volentieri la mia casuccia di Maiolati, che un palazzo in questa prima capitale del mondo”.
È a questo punto superfluo soffermarci sulle ragioni che spinsero l’amministrazione a cambiare, nel 1939, il nome della città in Maiolati Spontini, legando indissolubilmente il paese col suo più illustre personaggio.
Oggi, a 170 anni dalla morte, tutta Maiolati continua a risuonare della leggenda del grande musicista. L’aura di Spontini è nei luoghi che con generosità ha regalato alla città, nella sua casa natale, dichiarata monumento nazionale, e nel museo a lui dedicato, che espone spartiti, lettere autografe, strumenti musicali, ritratti e altri oggetti appartenuti al maestro. È nell’immaginario dei giovani della filarmonica, che giorno e notte si esercitano nella speranza di riuscire a raggiungere, un giorno, l’abilità e il genio che contraddistinsero il nume tutelare della città, consegnandolo alla storia.
di F. Cantori