La casa natale di Raffaello a Urbino
Dove il Divin Pittore mosse i primi passi
Nacque in una casa all’apparenza anonima, affacciata su una strada ordinaria. Ma ordinario, Raffaello, non lo fu mai. Anonimo benché meno. Quella stessa via, infatti, porta oggi il suo nome. La Casa natale di Raffaello a Urbino oltre a ospitare l’Accademia Raffaello, è anche divenuta un’importante sede museale.
Qui i visitatori possono vedere coi propri occhi lo spazio in cui il Divin Pittore fu concepito e dove mosse i primi passi. Ce lo immaginiamo, solare e divertito, preso dal gioco e dal riso, intento a disturbare il lavoro del padre Giovanni Santi, pittore affermato che paziente accondiscende alla curiosità impaziente del figlio. Cosa sono tutti quelle polveri e quegli smalti colorati? Quelle tele e quelle tavole a cosa servono? Gli occhi del piccolo Raffaello si allargano, esplorano tutto. La mano si muove frenetica, impugna un pennello. La presa è sicura, l’oggetto sembra un’estensione del braccio. Raffaello traccia divertito segni nell’aria, scarabocchia una tavoletta di legno. Sono i disegni rupestri che annunciano la nascita di un genio.
La Casa Museo ospita dipinti, disegni, sculture, ceramiche, tutti in qualche modo collegati a Raffaello e all’ambiente urbinate. Ci sono omaggi di altri artisti, riproduzioni di capolavori di Raffaello, opere originali di Giovanni Santi.
Salendo dal pianterreno si trova la Sala Grande, l’ambiente principale della Casa Museo. La stanza è sormontata da un caratteristico soffitto ligneo a cassettoni e ornata da un elegante camino cinquecentesco, realizzato con pietra locale. Nel medesimo piano, che ospita la piccola cucina e un grazioso cortile, si apre anche il luogo più atteso. In una stanza attigua alla Sala Grande troviamo quella che fu la camera da letto del piccolo Raffaello.
È qui che fa bella mostra di sé la testimonianza più importante del complesso museale. È un affresco, di modeste dimensioni. Rappresenta una Madonna col Bambino dai colori tersi, brillanti. Un soggetto che diventerà la firma precipua di Raffaello. La luce si emana dall’immagine sacra, la Vergine è intenta alla lettura mentre tiene amorevolmente in braccio Gesù che dorme beato. Un’opera che susciterebbe l’invidia di pittori affermati. A realizzarla, un Raffaello che all’epoca aveva appena quindici anni. Segno del genio più precoce, l’affresco denota una già matura consapevolezza del pittore dell’ambiente artistico che lo circonda. E come potrebbe essere altrimenti? Al talento personale si unisce infatti un contesto culturale pregno di stimoli, quello che si era generato alla corte di Federico da Montefeltro, morto poco prima della nascita di Raffaello.
Urbino fa parte del progetto “Itinerario della bellezza“