A Serra San Quirico alla scoperta dell’antica arte dei salnitrai
Malvisti, definiti parassiti, trasformavano la lanuggine biancastra che cresceva sui muri in un prezioso materiale dai mille usi
A Serra San Quirico, cittadina della provincia di Ancona, che sorge sulle pendici del monte Murano e si trova all’interno del Parco Naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, si sviluppò un’antica e tradizionale arte, quella dei salnitrai. L’umidità delle rocce su cui sono costruite le abitazioni del borgo marchigiano, diedero vita a questo antico mestiere oggi scomparso. L’acqua sotterranea del sottosuolo della cittadina, qui particolarmente ricca di ammoniaca e batteri, trasportata dalle risalite capillari, e a contatto con i muri e i venti umidi provenienti dal monte Murano, creava quella lanuggine biancastra che gli antichi chiamavano sal petrosum (sale di pietra), meglio nota con il nome di “salnitro”.
Il salnitro veniva estratto dalle abitazioni non solo per evitare che la muffa facesse danni irreparabili alle mura delle case del borgo, ma perché questa lanuggine era, una volta trasformata, un prezioso materiale dai mille usi. Il salnitro, infatti, figurava una componente chiave per la produzione della polvere pirica, e quindi anche per la fabbricazione di mine che venivano utilizzate per la costruzione di strade e ponti.
Il mestiere del salnitraio sorse spontaneamente a Serra San Quirico, anche se non è possibile stabilire con esatta precisione quando l’arte di affinare, depurare e commercializzare il salnitro si sia originata. Da fonti storiche sappiamo però che la polvere pirica, inventata nel XIV secolo, si fabbricava a Serra San Quirico già nel secolo successivo e che gli operai del luogo erano abilissimi a produrla. Nel 1543 i salnitrai e i polverai di Serra San Quirico producevano dieci mila libre di polvere pirica. Una vera e propria filiera che era sottoposta al rigido monopolio dello Stato Vaticano.
Il salnitro era utilizzato anche per usi più comuni e meno noti. Questo composto era un ingrediente importante per la conservazione delle carni, era utilizzato in campo medico per cauterizzare le ferite ed in agricoltura come fertilizzante. Infine, non dimentichiamo l’aspetto più ludico dell’utilizzo del salnitro, ovvero il suo impiego durante le feste paesane per stupire le folle con esplosioni e fuochi d’artificio. Inoltre, il salnitro venne usato anche per produrre i primi gelati, aggirando quindi l’uso della neve che ne limitava la produzione al solo periodo invernale. La refrigerazione veniva controllata mescolando acqua e salnitro, secondo l’uso orientale importato da Marco Polo.
Sebbene i salnitrai fossero capaci di trasformare una muffa, un materiale di scarto, pericoloso e dannoso per l’uomo e per l’ambiente, in una vera e propria ricchezza per la comunità, erano malvisti dal resto della popolazione. I salnitrai, infatti, avevano l’autorizzazione ad accedere nelle case, nelle fattorie e nelle officine altrui. Avevano piena libertà di scavare e raschiare muri di stalle e cantine, di cercare nelle latrine e nelle fosse comuni, insomma, ovunque il terreno fosse più ricco di nitrati. Visti come parassiti, erano protetti dalla legge che, a causa della crescente richiesta di salnitro per la produzione di polvere da sparo, li autorizzava a scavare anche nei pavimenti delle abitazioni, con unica eccezione: l’area circoscritta al tavolo da pranzo. L’ostilità della popolazione nei loro confronti derivava anche dal fatto che raschiando i muri, i salnitrai liberavano effettivamente gli ambienti dalla muffa ma, nello stesso tempo, provocavano danni strutturali alle abitazioni che non venivano risarciti.
Se da una parte i salnitrai avevano libertà di accesso alle proprietà private, dall’altra dovevano sottostare alle restrizioni dettate dal Vaticano circa la produzione e la commercializzazione della polvere pirica. Per questo, nella prima metà dell’800, si sviluppò il contrabbando, per il quale i serrani erano tra i più attivi.
Ancora oggi, in alcune cavità naturali del monte Murano, si possono rinvenire tracce dei recipienti con cui venivano mescolati gli ingredienti necessari ad ottenere la polvere pirica da parte dei contrabbandieri.
Il mestiere del salnitraio perse la sua importanza strategica quando nel 1820 vennero scoperti in Cile e nelle scogliere del Sud Pacifico grandi giacimenti naturali di salnitro. Inoltre, di lì a poco, nel 1867, il chimico svedese Alfred Nobel, dopo aver perfezionato e stabilizzato la nitroglicerina, brevettò la dinamite. Questo evento segnò la fine dell’industria delle polveri da sparo a Serra San Quirico e comportò la definitiva scomparsa del mestiere del salnitraio.
Oggi a Serra San Quirico, per ricordare e celebrare questo mestiere e l’antica industria una volta fiorente all’ombra del monte Murano, opera l’associazione culturale “Salnitro”.
di S. Cecconi