Alla scoperta della mezzadria nel Museo di Senigallia
L’identità storica, economica e sociale delle Marche è indissolubilmente legata al concetto di mezzadria, il tipico contratto agrario in cui il possidente terriero affida la coltivazione e la gestione del suo podere a un mezzadro e alla sua famiglia, dividendone a metà gli utili.
Quella della mezzadria è una storia di duro lavoro, sacrifici, di un rapporto strettissimo e intimo con la terra, capace di generare sentimenti contrastanti, come contrastanti sono le vicende che legano il contadino al padrone. Una storia che merita di essere studiata, conservata e tramandata. Questo è lo scopo per cui è nato il Museo di storia della mezzadria “Sergio Anselmi”.
Fondato nel 1978 e intitolato dal 2004 a Sergio Anselmi, l’illustre storico che lo ha ideato, diretto e ne ha curato il rigoroso allestimento scientifico, il Museo occupa due piani e il seminterrato di un’ala del Convento di Santa Maria delle Grazie, risalente a fine Quattrocento e che gli fa da affascinante cornice.
Sono oltre 2.000 gli oggetti raccolti all’interno del Museo, distribuiti a tema in trenta ambienti, che ci illustrano le attività e le abitudini tipiche dei mezzadri, e tutti gli oggetti da loro impiegati. Scopriamo così la vita e il lavoro del tipico mezzadro marchigiano dal XIX secolo fino agli anni Sessanta del XX secolo, e il suo rapporto con la natura che contribuiva a plasmare col sudore della sua fronte. Attraversiamo le stanze dedicate al frantoio, con cui a ottobre e novembre si ricavava l’olio dagli olivi che punteggiano le colline; nella grande cantina del seminterrato ripercorriamo il tempo della vendemmia di settembre per spillare dai chicchi d’uva il vino; osserviamo le grandi macchine per la cernita dei grani dopo la mietitura e la trebbiatura di giugno. Tutto ci ricorda che il ritmo del lavoro a quei tempi seguiva fedele il ciclo delle stagioni, che scandiva la vita stessa dei contadini. Vediamo sfilare ancora carri, attrezzi per le riparazioni, suppellettili da cucina, i complicati telai antichi, oggetti che sembrano provenire da epoche lontane ma che invece hanno segnato la vita di larga parte delle Marche fino a un passato estremamente vicino. Ogni frammento di questa preziosa memoria viene presentato con esaustivi cartelli esplicativi e arricchito dalle bellissime foto storiche che ci offrono l’immagine viva delle persone e dei luoghi rievocati dai reperti.
A impreziosire il Museo ci sono inoltre, in mostra permanente, le fotografie di Mario Giacomelli che ritraggono il Lavoro contadino e il Paesaggio agrario, donate dall’illustre artista senigalliese nel 1978.