Antichi passaggi sulla via della musica popolare
Leggende e verità percorrono
antichi percorsi incrociando storie di popoli, pellegrini e produzioni
artigianali legate agli strumenti musicali della tradizione.
Un percorso nel tempo e nelle cose, dalle origini al presente.
Quando entri in alcuni luoghi capita di avvertire una grande energia e poi scopri che quella sensazione è reale ascoltando le sue storie e scoprendo che in quel luogo, dopo secoli, ancora si producono strumenti musicali straordinari.
Gli spazi sono stretti, ma l’organizzazione è come quella di una
fabbrica 4.0 anche se gli organetti che nascono in questa bottega sono ancora
rigorosamente realizzati a mano e con
tanta passione tipica del fare artigiano.
Dalle stanze arrivano i rumori della tipica bottega, poi d’improvviso il silenzio e
quando non te lo aspetti arriva una nota e se sei fortunato una melodia dal
tono vivace che caratterizza questo antico strumento ad ance la cui invenzione
si attribuisce a Leonardo Da Vinci.
Il suono e le melodie sembrano segnali per condurti in nuovi spazi sempre più ricchi di oggetti, particolari e odori svelando piano piano una storia che sembra senza tempo.
Dall’interno della bottega si esce su una stretta
via non più pubblica
che collega altri reparti della bottega dove si realizzano altre lavorazioni e
si conservano le materie prime come il legno.
Le essenze legnose arrivano nelle Marche dalle foreste di luoghi remoti nel
mondo dove i tronchi sono rigorosamente trasportati a valle dentro i fiumi per
lavare il legno dalla resina offrendo alle mani e alle orecchie dell’uomo un legno dotato di
maggiore sonorità.
Esci e rientri in spazi già visitati perdendo quasi il senso dell’orientamento, si arriva in nuovi reparti dove la lavorazione del legno lascia spazio al metallo e poi al cuoio, alla carta, alla plastica e alla madreperla che compongono questo strumento musicale.
Ma prima di arrivare alla fine dell’ideale percorso – dove i preziosi organetti lavorati anche per mesi partono per tutto il mondo – ripercorri quella stretta via che connette i vari reparti così chi ti accompagna si ferma abbandonando il racconto del “saper fare” per riportare in epoche remote, quando quella via attraversava l’antico borgo di Castelnuovo di Recanati, dagli Appennini al Mare Adriatico precisamente orientata verso la vicina Loreto.
La storia ci porta nel IV o V secolo quando le invasioni dei Goti costrinsero la maggior parte degli abitanti dell’antica colonia di Helvia Recina (l’attuale Villa Potenza) a fuggire sulle colline dove nacquero i centri medievali di Macerata e Recanati.
Quella stretta strada esattamente orientata verso Loreto, forse aperta proprio dai coloni romani che fuggivano dai Goti, tra il Cinquecento e il Seicento componeva un tratto dei Cammini Lauretani.
Si trova conferma nel libro di Guglielmo Molo intitolato: “Viaggio spirituale per visitare la Santissima Casa di Loreto et i Santi Corpi de i gloriosi Apostoli Pietro e Paolo” (Pavia 1613) dove indica la tappa Recanati-Loreto come tratto conclusivo della Via Romana – Lauretana.
Fermi su quel viottolo, i rumori
della bottega si fermano nuovamente e arriva una folata di vento che rimanda al
silenzio dei pellegrini verso Loreto e dei romani in fuga dai Goti.
Suggestione ed energia si fondono creando un ponte tra passato e presente fino
a quando la stessa ventata alimenta la “scatola
del vento” che
prende forma nel laboratorio e l’allegra
melodia spinta dal mantice riporta nella bottega che dal 1914 produce
organetti conosciuti e suonati in tutto il mondo addirittura da personaggi e
musicisti di fama internazionale come Sting, Renzo Arbore, i Negramaro, Lucio Dalla e tantissimi altri.
I generi musicali di oggi suonano con gli strumenti della tradizione popolare
come il saltarello che i suonatori più
anziani narrano essere la musica suonata e ballata dalle fate della
Sibilla.
Leggenda e realtà coinvolgono tra storia e sensazioni dove le origini del luogo incrociano le rotte di pellegrinaggio e la produzione dell’organetto accompagna la storia più recente della tradizione marchigiana forse ispirata da quel pellegrino austriaco che diretto a Loreto portò nelle Marche la scatola del vento.
di A. Carlorosi