Corinaldo e la casa di Scuretto
Tra bellezza urbanistica, personaggi bizzarri ed eccentrici, la leggenda di Gaetano qui meglio conosciuto come Scuretto.
Riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia, Corinaldo si erge sulla sommità di un colle in provincia di Ancona ed è cinto da distese coloratissime di vigneti e girasoli. Accerchiato da mura medievali, considerate tra quelle meglio preservate della regione, il borgo è celebre non solo per la cura con cui viene custodito ogni dettaglio, dalle piazze, ai vicoli, alle chiese e ai palazzi storici, alla schiantata dagli oltre 100 gradini ma anche per le leggende fantastiche che aleggiano sulla sua storia, in particolare, sui suoi abitanti piuttosto originali. La bizzarria legata ai corinaldesi, infatti, è valsa al borgo anche la nomea di “città dei matti”. L’origine di questo appellativo è da ricercarsi non solo nel particolare ingegno che caratterizza i corinaldesi: astuzia, furbizia e savoir faire sono le doti principali degli abitanti di Corinaldo.
Il giornalista Mario Carafoli, all’interno del suo libro “I matti di Corinaldo”, snocciola una lunga serie di personaggi bizzarri ed eccentrici che sono vissuti nella cittadina durante periodi diversi, così come gli furono narrati dal Cavalier Nicola Bolognini Bordi. Tanti e tali da dar luogo ancora oggi, nel mese di aprile, alla Festa dei Folli, occasione, per i più meritevoli, per aspirare al “Passaporto da Matto”.
E, probabilmente, colui che per primo poteva vantare tale documento fu un tal Gaetano, conosciuto come Scuretto, un calzolaio a cui è legata una leggenda a dir poco singolare. Sì, perché, dopo aver percorso i cento scalini della meravigliosa scalinata denominata “La Piaggia” e aver svoltato in un piccolo vicolo, ci si trova dinanzi a una facciata molto caratteristica che fa da sfondo a una delle leggende per cui è conosciuta Corinaldo. Sulla targa che campeggia al centro dell’edificio incompleto è scritto: “Questa è la “casa” di Scuretto, al secolo Gaetano, calzolaio, uomo semplice ed eccellente bevitore. Il figlio, emigrato in America, gli mandava regolarmente dei soldi per costruire una casa, a Corinaldo, dove tornare un giorno ad abitarvi. Scuretto i soldi se li beveva regolarmente nelle osterie del borgo, finché il figlio, insospettitosi, chiese una foto della casa. Scuretto allora fece costruire solo la facciata, con tanto di numero civico, e si fece fotografare di fronte, come affacciato ad una delle finestre. La casa o meglio la facciata, oggi è ancora qui, incompiuta, anche perché i soldi non arrivarono più.”