Cupramontana ritrova il suo acquedotto romano
Un sogno che si avvera. Lo scorso 20 ottobre è stato rinvenuto l’acquedotto che riforniva l’antico municipio romano di Cupramontana
Nel 1779 a Cupramontana viene scoperto, probabilmente in occasione di alcuni scavi archeologici, un acquedotto romano. La notizia è tramandata dallo storico cuprense don Francesco Menicucci che con queste parole comincia la descrizione dell’antica opera idraulica: “Acquedotto sotterraneo magnifico scoperto nel 1779. Egli è incavato nel tufo, in figura ovale (…). Il suo cominciamento si è trovato essere in o presso la Casa de’ Sig.ri Grana, ora de’ Sig.ri Conti Leoni”.
Questo breve stralcio del Menicucci, è solo una parte della descrizione minuziosa che egli fa dell’acquedotto. Il resoconto completo è a corredo di una mappa contenuta nel Commercium Epistolicum, una raccolta di corrispondenza tra il sacerdote cuprense e lo storico e religioso Giuseppe Colucci, datata tra il 1788 e il 1793.
Grazie al contributo dello studioso originario di Cupramontana, è stato possibile tramandare questa importante informazione storica fino ai nostri giorni e utilizzare le sue indicazioni per far emergere nuovamente l’acquedotto romano.
Infatti, da molti anni gli speleologi del progetto Cupra Sotterranea e l’Archeoclub di Cupramontana erano alla ricerca di questa opera d’ingegneria romana. Seguendo la descrizione dettagliata fornita dal Menicucci, fu scandagliato il territorio da lui indicato senza però esiti positivi. Così, a un certo punto, le ricerche furono interrotte per assenza di tracce.
Come spesso accade è però il caso o la fortuna ad avverare i sogni e le ambizioni. Sebbene per anni le ricerche dell’antico acquedotto romano siano state vane, durante i recenti scavi per le fondamenta del nuovo Cinema Teatro comunale, lo scorso venti ottobre, è stato rinvenuto il primo tratto dell’acquedotto romano.
Secondo il Menicucci l’antico acquedotto si snodava lungo il versante nord-ovest di Cupramontana, passando nella zona anticamente chiamata le “Canalecchie”, nome che probabilmente rimanda al termine “canale” e quindi all’acquedotto. In realtà, l’opera è stata rinvenuta a cinquanta metri di distanza dal punto indicato dallo storico.
Lo scavo ha portato alla luce un cunicolo incavato a mano nell’arenaria, alto due e lungo circa trentaquattro metri, con una pendenza del due per cento. Il condotto, facilmente percorribile verso monte, è, invece, ostruito a valle da un palo in cemento armato, posto per sorreggere un edificio adiacente.
Opera complessa, geometricamente perfetta, realizzata con la maestria che solo i Romani sono stati capaci di avere in questo tipo di costruzioni. Un ambiente buio, umido e ovattato. Chi ha visitato questo acquedotto rimasto inviolato per molti anni, descrive l’atmosfera che si respira al suo interno come mistica.
Il cunicolo è formato da una volta a tutto sesto che poggia su pareti che, stringendosi verso il basso, hanno una forma a “V”. Questa caratteristica garantiva un approvvigionamento dell’acqua regolare sia nei momenti di siccità sia in quelli più piovosi.
Si ipotizza che, come per altri acquedotti romani, il condotto termini in una grande cisterna sotterranea, volta ad accumulare e poi distribuire l’acqua per la città.
Il Menicucci, nel suo scritto, non parla mai di una cisterna, tuttavia nomina delle mura sotterranee che dall’acquedotto terminano in uno spazio dotato di numerose volte e archi. In quest’area, racconta sempre Menicucci, furono rinvenute all’epoca molte ossa di cadaveri umani. Leggendo queste parole si può pensare che il luogo descritto dal sacerdote cuprense possa essere la cisterna dell’acquedotto, utilizzata nel periodo delle pestilenze come fossa comune.
La scoperta è stata presentata al pubblico dal sindaco di Cupramontana Luigi Cerioni e da Ilaria Venanzoni della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, insieme all’archeologo Marco Ambrosi e all’Archeoclub di Cupramontana.
Attualmente il Comune di Cupramontana è impegnato a reperire le risorse necessarie per portare avanti i lavori ed esplorare anche il tratto a valle dell’acquedotto.
Una scoperta, questa, che oltre a inorgoglire il paese, arricchisce ancora di più il patrimonio storico e archeologico della cittadina marchigiana, già valorizzato dal progetto Cupra Sotterranea. Quest’ultimo ha come obiettivo quello di conoscere e documentare la parte più misteriosa della città, quella sotterranea, fatta di cunicoli scavati nel sottosuolo e utilizzati dal Medioevo fino al Novecento. Un nuovo e prezioso pezzo della Cupramontana sotterranea è ora pronto ad aggiungersi a quelli già scoperti.
di S. Cecconi