Decanter by Marche
Quanti di voi sanno che cos’è un decanter? E quanti invece hanno riso con e si sono appassionati a Decanter? Non è un gioco di maiuscole e minuscole, di articoli che appaiono e scompaiono. Sono due complementi indispensabili nel mondo del vino da conoscere, assolutamente!
Una terra bellissima la nostra. Attraversata da una natura variegata e per questo capace, assieme alla sapienza dell’uomo, di regalarci prodotti incantevoli. Le Marche a tavola sono una scoperta continua, fatta di sfumature e di tante storie. Molte tra di esse hanno per protagonista il vino. Ed anche quando non è il re della scena è quel personaggio fondamentale che un film serve a dare un senso alla trama. Il vino esalta. Il vino parla. Il vino racconta.
Ma bisogna essere in grado di ascoltarlo. Che non significa per forza essere esperti sommelier e conoscitori sublimi. Significa semplicemente avere la voglia e la curiosità di scoprirlo, la passione di leggere nel bicchiere anche quello che a primo assaggio sembra non ci sia, di ricostruire tutto quello che c’è attorno alla bottiglia che ci viene portata al ristorante o che scegliamo in enoteca o al supermercato.
Il vino è trasversale, è democratico, è conviviale.
Parlando del vino si possono creare dei mondi, che affondano le loro radici nel territorio, nella storia del vignaiolo o del proprietario, nella scelta dell’uomo che se ne prende cura.
Raccontare tutto questo, è il lavoro di Fede e Tinto, i due conduttori del programma radiofonico di Radio Rai 2 “Decanter”.
Uno ligure – Fede – ed uno toscano – Tinto – questi due ragazzi percorrono l’Italia idealmente e fisicamente raccontandola attraverso l’universo enogastronomico, mettendo il vino al centro della loro trasmissione, in onda da quest’anno alle 13.00. Mezz’ora giornaliera in cui temi seri ed interessanti, vengono toccati in modo divertente, a volte sarcastico ma sempre con l’eleganza di chi qualcosa lo fa per passione e con passione, di chi è conoscitore ma lungi dall’essere saccente, di chi prova in prima persona e poi racconta sensazioni ed emozioni, senza snocciolare grigie e spesso inconsistenti parolone.
Fede e Tinto hanno un rapporto intenso con le Marche, alle quali sono legati da amicizie, lavoro, piacere. Una commistione che li fa quasi dei naturali testimonial della nostra terra dove sono spesso presenti, per portare la voce di Decanter ad appuntamenti importanti come il Festival del Brodetto di Fano o la Fiera del Tartufo di Acqualagna, ma dove hanno anche portato spesso la loro trasmissione, in onda su La7, “Fuori di gusto”.
Chiacchierare con loro, di loro, delle Marche e del nostro vino è un’esperienza…proprio come conoscere un territorio!
TINTO
Un toscano come te ed un ligure…cosa ci fate così spesso nelle Marche?
“Io e Fede siamo conduttori, autori ed ideatori di Decanter, trasmissione di Radio2 dedicata al cibo, al vino e ai piaceri della vita. Al di là delle nostre origini, siamo molto legati alle Marche in quanto radio ufficiale della Regione Marche al Vinitaly, l’appuntamento più importante per il vino in Italia, Europa e forse nel mondo. Decanter ha ormai dieci anni, anzi questo è l’undicesimo, ed in questo periodo moltissime volte siamo stati qui nelle Marche. Nella vostra regione abbiamo persone alle quali vogliamo bene, come Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, grandi protagonisti e ambasciatori della cucina marchigiana in Italia e nel mondo: rapporti iniziati per lavoro e poi trasformati in amicizia. Flavio Cerioni, poi ha fatto si che cambiassimo il nostro concetto di scampi: vai da lui, assaggi i suo scampi e dici “ma fino ad oggi, cosa ho mangiato?”. Lui rappresenta proprio il concetto di piccola impresa, di persona che lavora per passione, anche se spesso non viene ripagato per quanto dà. Un altro chef a cui siamo legati è Lucio Pompili. E poi c’è il vino, il sangue della regione. “Verdicchio!!! Potevi dirlo prima…” è il claim della nuova campagna pubblicitaria che ci siamo inventati con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Lo scopo è prendere il Verdicchio e portarlo tra la gente, come a dire che questo vino fa parte della nostra tradizione, ma forse proprio per questo a volte è quasi “scontato”, viene messo in secondo piano, non ci viene in mente subito. Quando in realtà è uno dei migliori bianchi d’Italia, una vera eccellenza.
Qui nelle Marche poi siamo venuti anche con “Fuori di Gusto” insieme a Wladimir Luxuria; abbiamo voluto portarla in questa regione per farle apprezzare sia le persone che i prodotti. Insomma, ormai sono quasi marchigiano…tanto che forse avrei dovuto sposarmi con una marchigiana!”.
Passione e divertimento sono due caratteristiche delle vostra trasmissione ma anche del vostro modo di essere. Come nasce e cambia Decanter in questi dieci anni?
“Certo, qualcosa si è modificato. Ma quello che non è mai cambiato, è l’approccio. Il bello della radio è che non vedi, quindi immagini. Potrei scommettere che chi ci sente, senza conoscerci, pensa che siamo due persone anziane, magari un po’ cicciotti perché, sai, parlando di cibo e di vino si deve essere un po’ così. Anche un po’ sfigati magari, perché il gourmet, di quello che si dedica al cibo e al vino ha questa immagine: pensiamo a personaggi anche famosi come Raspelli o Ego, il critico gastronomico di Ratatouille. Non si pensa invece, che dietro ci siano due ragazzi normali. E proprio questo è lo spirito: due ragazzi che vivono il cibo e il vino come si vive in strada, con l’approccio casalingo, casereccio, non prendendosi troppo sul serio. Anche se non c’è l’abbinamento perfetto o la Stella Michelin, si può mangiare benissimo. Anche al porto in un Trabaccolo per esempio. Anzi forse proprio lì, l’ambiente sarebbe più vero. All’inizio il nome scelto per la trasmissione era “Il fiasco” di Radio Due, proprio per giocare sul doppio senso. Poi penso che la vera forza di Decanter sia il nostro essere amici e per fare questo lavoro è fondamentale: la coppia a tavolino è difficile crearla, poi si percepisce. E’ importante l’alchimia. Io e Fede siamo due persone molto diverse anche caratterialmente. Fede è quello serio, il bello. Tinto è quello simpatico, il toscanaccio. Nella vita invece è l’opposto: io son quello serio, lui un po’ lo scavezzacollo. Con noi poi c’è Elena Russo che lavora in redazione, Andrea Amadei che si occupa del web e social media e Alessandro Provenzano in regia”.
Potrei azzardare un paragone tra la radio e le Marche: entrambe, vanno scoperte! Sei d’accordo?
“Direi di sì. Molti mi dicono che le Marche sono la nuova Toscana. Ma già si parte male: le Marche sono le Marche, la Toscana è la Toscana. Seguire lo stesso percorso sarebbe sbagliato, perché sono due terre diverse. Qui, c’è comunque tutto un discorso agricolo che non è da meno. Chiaro che la Toscana ha Firenze, Siena, un passato artistico che l’ha resa celebre nel mondo. Le Marche devono trovare la loro via. Chi viene per scoprirla, se ne innamora. Basta vedere quanti inglesi ultimamente stiamo comprando qui. Il paesaggio, le persone, un patrimonio storico ed artistico non manca. I marchigiani poi sono unici: gran lavoratori. Questo quasi ti spaventa: c’è voglia di fare qui, una velocità pazzesca, un’operosità pazzesca. Per certi versi sembrerebbe Milano. Quando hai voglia di lavorare e caratteristiche paesaggistiche legate all’agricoltura come quelle marchigiane, si è già a buon punto”.
Spendiamo due parole per il Verdicchio, del quale siete appunto anche testimonial.
“Per prima cosa, del Verdicchio siamo bevitori. E’ un vino facile, immediato, che puoi bere in qualsiasi declinazione. Non è un vino proibitivo. E’ l’esempio perfetto di come si possa bere molto bene, spendendo il giusto. Un abbinamento perfetto per me? Sicuramente con il Brodetto, sta benissimo. A chi non ama il sugo rosso, direi di provarlo con gli scampi. Comunque sicuramente con un piatto di pesce, anche perché nelle Marche lo trovi sempre fresco: un’altra grande ricchezza. Ecco, volendo sperimentare, lo consiglierei in abbinamento con l’hamburger di pesce azzurro”.
Ci dicevi che qui nelle Marche hai tanti amici. Ti va di raccontarci un aneddoto divertente che li coinvolge?
“Una sera, io, Fede ed un altro nostro amico, siamo andati a cena al Clandestino di Moreno Cedroni. Avevamo la barca ormeggiata di fronte e abbiamo raggiunto il ristorante col tender. Ho davvero un ricordo meraviglioso di quella serata: al tramonto, arrivi sulla spiaggetta, poi sali su, ti danno il plaid; ti godi un paesaggio da mozzare il fiato ed il pesce che davvero è di una bontà superlativa. Mangi praticamente sul mare e, forse anche per questo, hai proprio la sensazione che quel pesce sia appena stato pescato. Ovviamente, non puoi mancare di annaffiare il tutto con ottimo vino! Ecco…diciamo che il ritorno in tender fino alla barca non è stato proprio semplicissimo!”.
Se dovessi descrivere le Marche in tre parole?
“Direi: verde, incontaminate, accoglienti. Verde, perché ti colpiscono queste colline che si tuffano nel mare e verde è anche il colore del mare del Conero. Dicendo incontaminate mi riferisco anche un po’ al discorso della promozione: si, facciamole scoprire, ma non proprio troppo! Anche perché ci son già i cugini romagnoli che puntano sulla quantità; qui è bello perché c’è ancora la qualità. Accoglienti, perché i marchigiani in questo sono unici, ci si sente a casa. Quando in un territorio ci vai e ti senti a casa significa che ci stai bene. Ed a me piace venire qui!”.
FEDE
A sentire Tinto, tu sei quello serio, il bello e tenebroso. Tu che ci dici? Qual è l’alchimia tra Tinto e Fede?
“Non esiste un’alchimia…io lo sopporto da 10 anni! Scherzi a parte, lui è il mio migliore amico, è mio fratello, è la mia bilancia, il mio psicologo, a volte psichiatra. Dei due io, sono quello completamente fuori di testa, lui è quello pragmatico. Lui è quello che ha i valori morali, li conosce…io invece li ho persi. Lui ha la spiritualità, io non ce l’ho più. Non ho memoria, non ho ordine, non ho organizzazione. Invece lui ha tutto questo quindi ci completiamo a vicenda. Siamo una “coppia di fatto”…e Giovanardi non sarà affatto felice di questa frase! Sai che più di una volta ho pensato: ma se gli succedesse qualcosa? A parte “hurrà!!!” i primi dieci minuti…ma poi? Sarei veramente nei guai. Tinto è un simpatico di natura. Io son tutto un contrasto, vivo dei miei demoni, alcuni li amo, altri li odio. Io sono turbato, lui è solare, sereno. Però poi tutto questo mio travaglio genera creatività, è un motore. Io sono sempre in movimento, sempre alla ricerca di cose nuove, stimoli, contatti, idee, incontri. Lui mi frena, mi dà equilibrio. Io sono curiosissimo, lui meno. Io sono uno che sta attento a tutto, lui meno. Io vedo troppo e lui ha i piedi per terra. L’unione tra me e Tinto viene fuori da questo. Poi è frutto di un’amicizia profonda e vera. Questa roba qua, funziona. Siamo mossi entrambi dalla voglia di divertirci, di vivere sensazioni ed è questo che ci ha portato a vivere il rapporto con il territorio. Perché funziona il nostro modo di parlare di cibo e vino? Perché ci piace scoprire, vedere, capire. A me non basta vedere il cane che cerca il tartufo. Io voglio essere il cane, voglio distruggermi le mani e le unghie e trovarlo e capire che cos’è. Io voglio essere il vino dentro la bottiglia”.
Grazie a questa tua sete di sapere, cosa hai scoperto del territorio marchigiano?
“Ecco, le Marche le ho scoperte, non le conoscevo. Come gran parte degli italiani, che non sanno niente della vostra regione. Quando poi arrivi qui, capisci che sono bellissime, che non hanno niente da invidiare a tutto il resto. C’è chi ha definito le Marche come il lato B della Toscana…e io sono molto attratto dal lato B! Oppure chi le ha paragonate alle gambe della Romagna…e a me le gambe fanno impazzire! Le Marche le ho scoperte e non avrei mai potuto farlo senza questo lavoro”.
Aiutaci ad immedesimarci in un “cane da tartufo”…come si scopre un territorio?
“Sicuramente, non andando a visitarli e basta, col naso all’insù o mettendosi un paio d’ore sulle sdraio delle spiagge. I territori si scoprono assaggiandoli, mangiandoli. Non c’è nessun ambasciatore più importante per un territorio che non il proprio cibo ed il proprio vino. Quando vai a capire perché fanno quel vino, come si fa e vai nelle vigne, capisci come trattano quella terra lì, parli con gli imprenditori, con gli agricoltori che trattano queste colline che sono dei quadri stupendi, impari a conoscere il territorio, il modo di essere di chi lo vive. Quando scopri poi che ad esempio l’inventore della molecola che fa si che l’Aids non sia più così letale è marchigiano e che ha venduto il suo brevetto ad un’azienda farmaceutica se non sbaglio per 60 miliardi di dollari, ed ha deciso di investire gran parte dei suoi soldi nelle Marche per fare vino, non puoi fare a meno di pensare che un motivo ci debba essere. Le Marche non sono solo la regione più operosa, quella della cultura, della musica, dell’arte, della poesia. Sono anche il luogo della natura e bisogna raccontarlo alla gente”.
Ed anche tu, in prima persona, contribuisci a questo racconto delle Marche, facendo da testimonial al Verdicchio…
“Il Verdicchio è da sempre il mio vino bianco preferito. Adesso in realtà non dovrei più dirlo, dato che produco vino bianco anch’io! Mi piacerebbe produrre Verdicchio, ma la mia vigna è nelle Langhe. Se un giorno mi chiedessero di decidere un vino bianco ed uno rosso da produrre, sceglierei il Verdicchio e il Barolo. Perché non ci sono altri vini di cotanta importanza, sono i due più emblematici. Grazie a “Decanter” e a “Fuori di gusto”, abbiamo costruito negli anni un rapporto di intelligenza con questa regione, che ha capito che il vino ha bisogno di essere raccontato. Non si può semplicemente prendere il vino, metterlo in un bicchiere, girarlo per un po’ e poi dire “è bianco, con sentori di fragola alpina e di rosa canina miscelato con tabacco muschiato, cardamomo e calzino usato dopo una corsa di 40 km” …ecco, basta con queste cose qui! Non interessa a nessuno. Anche perché i sapori del vino li dobbiamo scoprire noi, non è qualcun altro a doverci dire che cosa stiamo bevendo; se è buono o cattivo, lo decidiamo da noi. Il vino è essere democratico: io amo il vino mio, quello che piace a me. Il sommelier vestito di tutto punto, potrebbe anche inorridire ad una mia scelta, ma è il mio gusto che deve essere soddisfatto.
E che cosa c’è da raccontare?
“Tutto il valore metafisico! Perché altrimenti domani arrivano i cinesi, spianano una zona grande come tutta l’Europa, ci piantano il Verdicchio e arriva sul mercato questo Verdicchio che costa venti volte meno…e vende! Noi abbiamo da raccontare le Marche, la storia, la poesia, la cultura, la musica, il legame col territorio, tutti gli altri prodotti eccezionali che ci sono intorno: questo noi dobbiamo vendere! Non quello che c’è dentro il bicchiere, ma tutto quello che c’è intorno!”