Il Cristo delle Marche
A Cingoli, la scultura che abbraccia e protegge l’intera regione
La Crocifissione rappresenta il simbolo per antonomasia della religione cristiana, occupando un posto centrale nella produzione dell’arte sacra. L’immagine del Cristo in croce compare tardi nell’iconografia cristiana ed è inizialmente raffigurato come un Christus triumphans: in posizione frontale con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce e ritratto come trionfatore sulla morte. Solo agli inizi del XIII secolo emerge una nuova tipologia del Cristo nell’arte, quella del Christus patiens d’ispirazione bizantina: un Cristo sofferente, con la testa reclinata sulla spalla, gli occhi chiusi e il corpo incurvato in uno spasimo di dolore. Quest’ultima iconografia resta dal Medioevo sostanzialmente immutata, sebbene questa possa assumere connotazioni diverse e variare a seconda dei tempi, della cultura e quindi dell’espressione artistica del periodo.
Sono numerose e diverse le rappresentazioni, sia nella pittura sia nella scultura, del Cristo crocifisso che a volte fedelmente rinnovano il simbolismo cristiano e altre lo reinterpretano oltrepassando il significato originario.
Nelle Marche, tra le opere più rappresentative del Cristo crocifisso appartenenti all’arte contemporanea, vi è senza dubbio il Cristo delle Marche. Un’opera scultorea in pietra nera d’Africa, alta due metri e settanta centimetri, realizzata da Nazareno Rocchetti. La scultura, innalzata nel settembre 2010, è stata realizzata da questo artista originario di Filottrano, che vanta una vita passata come massaggiatore della Nazionale italiana di Atletica Leggera e che nel 1999, all’età di cinquantaquattro anni, ha iniziato la sua carriera artistica modellando l’argilla, per poi passare a materie più impegnative quali il legno e la pietra.
Tornando all’iconografia della crocifissione, Il Cristo delle Marche, rappresenta un Cristo né trionfante né dolente. La scultura raffigura un Cristo privo della croce, da cui probabilmente si è da poco liberato: lo testimonia una delle mani, contratta dal dolore e dilaniata dai chiodi. L’altra mano invece è libera e aperta come pronta ad accogliere, in un moto di speranza. É un Cristo vivo, che non dimentica la sofferenza appena passata, la quale, però, nello stesso tempo, non gli impedisce di sperare e consolare i dolori altrui.
Appoggiato su una pietra bianca che fa da contrasto con il suo corpo scolpito nella pietra nera, il Cristo delle Marche, con le sue braccia distese verso l’alto, come nella crocifissione, sembra voler prendersi cura e proteggere l’intera regione.
L’opera scultorea di Rocchetti si trova a Internone di Avenale, una frazione di Cingoli, borgo del maceratese tra i più belli d’Italia e noto come il “balcone delle Marche” per l’ampia veduta che offre sul panorama circostante. Proprio da questo balcone, il Cristo si rivolge al panorama ampio e suggestivo che si staglia davanti a lui: dal pesarese al teramano, dal mare ai monti e dalla terra al cielo. Dall’alto, il Cristo delle Marche sembra voglia abbracciare e benedire l’intero paesaggio, le Marche intere, l’intera popolazione e tutta l’umanità.
La scultura di Nazareno Rocchetti ha completato l’opera spirituale voluta dalla Diocesi che, dopo aver accettato i ruderi della Domus san Bonfilio dal Comune di Cingoli, ha avviato i lavori di ricostruzione dell’eremo per fare del luogo il Centro della Festa del Creato.
Il Cristo delle Marche, oltre ad essere una delle più importanti e note opere marchigiane della scultura contemporanea, ha saputo ispirare un altro artista marchigiano, il violinista Marco Santini che nel 2015 ha pubblicato il brano omonimo per il quale ha ricevuto una lettera di complimenti e di ringraziamento da Papa Francesco.
Il brano è un commovente omaggio all’opera di Rocchetti, alla cultura e alla popolazione marchigiana, un vero e proprio inno della regione, che perfettamente si sposa con la solennità, sacra e profana, di quel paesaggio dove Il Cristo delle Marche veglia su di noi.
di S. Cecconi