La Domus del Mito a Sant’Angelo in Vado
La casa simbolo di un amore invincibile, benedetto dagli Dèi
L’area di Campo della Pieve, a Sant’Angelo in Vado, per secoli ha custodito una meraviglia archeologica finalmente venuta alla luce alla fine degli anni ’90. Si tratta della Domus del Mito, una dimora gentilizia di epoca romana, risalente alla fine del I secolo d.C. Il ritrovamento della Domus è stato uno dei più importanti eventi archeologici degli ultimi decenni, e se ne capisce presto il motivo. La Domus infatti è disseminata di splendidi mosaici perfettamente conservati. Il complesso ci restituisce fedelmente la suggestiva atmosfera di un’antica abitazione romana, con la sue sfarzose decorazioni.
I pavimenti musivi recano figure e scene della mitologia classica, motivo della denominazione della Domus. Nel vestibolo troviamo una meravigliosa rappresentazione di Nettuno con in mano il tridente che, accompagnato dalla moglie Anfitrite, lancia al galoppo gli ippocampi che trainano il suo carro, circondato da delfini guizzanti. In quello che probabilmente era il tablinum della casa, il busto di Dioniso, il cui capo è cinto da una corona di foglie di vite, appare in un tondo centrale incorniciato da una raggiera di motivi prospettici. In un’altra delle stanze in cui si dividono i 1.000 metri quadrati della Domus la testa di Medusa, irta di serpenti, campeggia tra una complessa rete di decorazioni geometriche.
Nella stanza più grande, forse il triclinio, il locale dove era servito il pranzo, scene di caccia e la raffigurazione di una lotta tra animali marini impreziosiscono in maniera stupenda lo spazio. È qui che il ritratto di una figura maschile reca in mano l’eccellenza di questo territorio: il tartufo. L’abbondante presenza di questo pregiato prodotto della terra ha valso a Sant’Angelo in Vado il soprannome di “terra benedetta dagli Dèi”.
Tartufi bianchi e neri sono diamanti, frutti senza eguali della terra. Bianchi e neri, opposti eppure uniti. Come Mennenio e Nicia. Chi sono? Secondo la leggenda, i due giovani a cui gli Dèi donarono la Domus del Mito. Mennenio, carnagione mediterranea, figlio di un patrizio romano. Nicia, bionda dagli occhi azzurri, figlia di servi celtici. I due si innamorarono perdutamente, ma dovevano lottare contro i pregiudizi sociali tanto opprimenti in quell’epoca. Il padre di Mennenio ripudiò il figlio per la sua scandalosa relazione, e confinò beffardamente i due amanti in una porzione di terra delimitata da alcuni paletti, asserendo che quelle era l’unica domus adatta a loro. Gli Dèi, commossi da un amore così puro e incrollabile, costruirono in una sola notte su quell’appezzamento di terra la Domus del Mito, donandola a Mennenio e Nicia.
La Domus quindi non è solo un’importantissima testimonianza archeologica. È anche il simbolo di un amore travagliato ma inscalfibile, di una storia che dimostra come nessuna differenza possa sconfiggere il vero amore. Per questo è meta ideale per chi, mosso da sentimenti romantici, voglia perdersi al suo interno a rimembrare la storia di Mennenio e Nicia. Perché come diceva Salustio riferendosi al mito: “Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre”.