La magia unica della Rocca di Gradara
Teatro di feroci battaglie e amori leggendari
Sulla cima della collina che ospita il Castello di Gradara, sorge il simbolo dell’affascinante borgo medievale. È un luogo che evoca a prima vista le eroiche gesta dei cavalieri medievali, i blasoni delle potenti Signorie, gli amori delle dame di corte. È la Rocca di Gradara (www.roccadigradara.org), una delle fortificazioni più belle e importanti d’Italia, teatro di innumerevoli storie.
Il nucleo originale della Rocca risale al XII secolo, costruita per volontà della famiglia De Grifo. Inizialmente fu eretto l’imponente Mastio, il torrione principale, che dai suoi quasi quaranta metri di altezza domina tutta la vallata. Caduti in disgrazia i De Grifo, la Rocca passò ai Malatesta. Inizia da questo momento una lunga storia di passaggi di mano della fortezza tra le principali famiglie nobili dell’epoca, che a turno lasciarono il loro segno nell’architettura dell’edificio. Malatesta, Sforza, Montefeltro, Della Rovere, si contesero questa importante roccaforte. Situata a cavallo tra Marche e Romagna, vicina al mare, posta sulla cima di un colle dal quale è facile abbracciare con lo sguardo tutte le terre circostanti, la Rocca di Gradara era un luogo strategico oltre che simbolico, che faceva gola a tanti.
Le sue spesse mura resistettero ad assedi impetuosi come quello di Francesco Sforza nel 1446, ma la Rocca allora governata dai Malatesta dovette capitolare sotto i colpi dell’esercito di Federico da Montefeltro nel 1463. La Rocca fu allora ceduta proprio agli Sforza. In particolare, Giovanni Sforza, in occasione del suo matrimonio con Lucrezia Borgia, figlia del famigerato Papa Alessandro VI, si impegnò in importanti lavori di ampliamento, con l’aggiunta di due ali al cortile interno e la costruzione di uno scalone d’onore per accedere alle sale del piano nobile.
Camminando tra le stanze dell’interno, tra antichi mobili e pregevoli affreschi, vediamo sfilare davanti al nostro sguardo le scenografie di un’epoca leggendaria. C’è la Sala dedicata a Sigismondo Malatesta e alla sua sposa Isotta, riccamente decorata e con un bellissimo soffitto dipinto in rosso, azzurro e oro. C’è il camerino di Lucrezia Borgia, dove la potente nobildonna si intratteneva nella cura della sua persona. C’è la Sala di Tortura, adibita anche a prigione, che ci ricorda come tra queste pareti si siano consumate molte crudeltà nella ferocia del Medioevo.
E poi, ovviamente, c’è la camera di Francesca. È in questa sala che si sarebbe consumato l’amore clandestino tra Paolo e Francesca, immortalato da Dante nella Divina Commedia. Nella stanza, tra l’elegante letto a baldacchino e la replica di un meraviglioso abito di scena indossato da Eleonora Duse, musa di D’Annunzio, che interpretò proprio Francesca da Rimini nell’omonima tragedia, l’occhio cade sulla botola che Paolo Malatesta usava per far visita di nascosto alla sua amata. La storia finisce in tragedia: Giangiotto, fratello di Paolo, scopre i due amanti e li punisce a fil di spada. Ma l’amore tra Paolo e Francesca si sublima nel poema dantesco, ed entra a far parte del mito.
Gradara fa parte del progetto “Itinerario della bellezza“