L’identità di Castelbellino racchiusa nei nomi
L’etimo è l’intimo significato di una parola, il senso profondo che racchiude. Scoprire l’etimologia di una parola familiare può rivelarci incredibili sorprese: ci si aprono scorci inaspettati sulla storia delle cose che denota. È un gioco che, se fatto a Castelbellino, ci fa conoscere tanto delle particolarità di questo piccolo e affascinante comune della Vallesina.
Già il suo toponimo è un enigma per risolvere il quale sono state avanzate molte proposte. La più comunemente accettata identifica il nome originale della città con Morro Panicale: “morro” da morr o murr, voce di origine preromana che indica generalmente alture o rocce, su cui infatti la città sorge, e panicale che era un particolare tipo di frumento coltivato in queste terre, alimento povero ma indispensabile per la sopravvivenza dei contadini. Il nome si sarebbe poi evoluto in Castel Ghibellino, da cui poi Castelbellino, nel XIV secolo, quando i ghibellini esiliati da Jesi si insediarono nel paese, ristrutturandolo e dandogli il nome della loro fazione.
Questa etimologia testimonia della natura rustica dell’economia di Castelbellino e delle alterne vicende medievali e rinascimentali, caratterizzate da guerre di fazione per il controllo della Vallesina. Ma molte altre ne sono state proposte. C’è chi vede in “Bellino” un Bellinus nome proprio di persona comune in epoca medievale, e il paese sarebbe quindi il castello di questo Bellino.
In passato era in auge anche l’idea che legava il nome agli antichi insediamenti romani: “Bellino” starebbe allora per il dio Beleno; o in alternativa Castrum Bellinum deriverebbe da Castrum Velinum, dalla tribù Velina, popolazione stanziatasi nel III secolo a.C. a destra del fiume Esino.
Quale che sia la verità, non ci sono dubbi che oggi Castelbellino è per i suoi abitanti, semplicemente, Castelbellì.
I nomi continuano a esprimere l’identità anche nel presente. Nel centro storico di Castelbellino si concentrano denominazioni che ne spiegano meglio di qualsiasi lunga frase le caratteristiche. La via Proferno richiama il profferlo, struttura architettonica costituita da una scalinata che sale attaccata alla facciata di un palazzo, in questo caso quello in mattoni che ospitava, come testimonia ancora l’insegna dal gusto retrò, la Società di mutuo soccorso, e che funge tuttora da porta d’accesso al nucleo originale del castello.
Il proferno è oggi per estensione come i castelbellinesi chiamano l’ingresso alla parte alta del castello, luogo che si apre su un meraviglioso panorama che abbraccia la Vallesina. Prospettive ampie e magnifiche rese possibili dalla posizione elevata del castello e dalla sua conformazione ovoidale, in cui due anelli si congiungono in un’unica forma ellittica. Ed è proprio per questo che la zona del belvedere è conosciuta come il Bitondolo, il doppio tondo. Zona privilegiata questa, chiamata anche il Fighetto, ma non per l’aria di boria assunta da chi ha la fortuna di abitare nelle case che costeggiano le mura: il divertente nome rimanda invece al tufo, la roccia su cui Castelbellino è stata costruita.