Nel canyon del Sasso Spaccato
L’area dell’Appenino Perduto è poco conosciuta e il nome stesso suscita curiosità verso questo territorio autentico dal punto di vista naturalistico e storico. Una storia che parte dai greci in guerra contro Roma e arriva alle comunità che, dal Medioevo in poi, hanno edificato una serie di piccoli insediamenti molto popolati e vivaci fino al 1950. Sulle pareti montuose del territorio, alla verde vegetazione si alternano grotte tufacee naturali, edifici in pietra e abitazioni o rifugi ricavati all’interno delle grotte stesse, disegnando un paesaggio rupestre da cartolina. La presenza di molti insediamenti in un territorio così piccolo e le fonti storiche come le memorie orali ci narrano la vivacità economica forse dovuta alla posizione strategica con il confine umbro e quello laziale che attraverso la Salaria collegava Ascoli Piceno a Roma.
Al centro del comprensorio dell’Appenino Perduto, che si estende tra i comuni di Acquasanta, Arquata, Montegallo, Roccafluvione e in piccola parte Ascoli Piceno, si trova il canyon chiamato Sasso Spaccato o anche detto “Tassinara”. Le pareti rocciose di tufo del canyon sembrano essere state scavate dalla natura attraverso l’erosione dell’acqua e del vento che hanno lasciato ricamate le loro tracce sulle due verticali rocciose rigorosamente lineari e perfettamente distanziate.
Sulle spaccature si leggono incisi nomi e piccole croci che rimandano a leggende, racconti dei più anziani e alcuni documenti negli archivi.
Sasso Spaccato forse era un luogo dove le famiglie ricche nascondevano i loro averi, forse utilizzato per i morti delle epidemie che, ieri come oggi, raggiungevano anche i luoghi così remoti. L’origine del nome Tassinara è altrettanto incerto, ma probabilmente racconta e conferma la storia di questo luogo, visto che la parola dialettale rimanda a tassametro dal termine latino medioevale “taxa” cioè tassa, e a quello greco “mètron” che indica misura. Forse il passaggio del Sasso Spaccato era una sorta di dogana verso la vicina Ascoli Piceno e in prossimità di Acquasanta, da sempre nota e apprezzata per le sue terme.
La grande fenditura nella roccia argillosa si presenta appena dietro una curva della mulattiera che parte da Tallacano, un borgo sorto per mano dei greci o che prende il nome dalla nobile famiglia ascolana dei Tagliacane.
Fino al dopoguerra Tallacano era raggiungibile solo da una stretta strada romana che si diramava dalla Salaria e agganciava la mulattiera che sale sul promontorio nel bosco di castagni.
La prima parte del percorso conduce alla piccola chiesa di San Pietro Apostolo datata 1569. Nella chiesa trovarono più degna sepoltura i morti e oggi sulle pareti sono ancora visibili tracce di affreschi attribuiti al pittore Cola dell’Amatrice. Proseguendo il sentiero si attraversa il Sasso Spaccato accompagnati da una brezza che si insinua tra le alti pareti e si giunge alla grotta del Petrienno dove sono evidenti resti di abitazioni e una piccola cascata naturale.
Tallacano è zona rossa dal terremoto del 2016 e i borghi come Rocchetta e Poggio Rocchetta sono stati totalmente abbandonati sul finire degli anni Cinquanta ma solo qualche anziano oggi mantiene il presidio e custodisce, spesso gelosamente, la memoria del sito.
C’è tanta voglia di far tornare vivo l’Appennino Perduto grazie all’iniziativa privata di alcuni imprenditori ascolani impegnati nel recuperare borghi dove poter creare attività ricettive con una forte capacità di evocare l’autenticità del luogo in quelle persone che si immergeranno in questo paradiso nascosto. Altrettanto significativa è l’attività delle associazioni locali impegnate nel recupero di percorsi e tradizioni.
Il Sasso Spaccato con la sua originalità e i suoi misteri, è la chicca nel piccolo comprensorio dell’Appennino Perduto e uno tra i punti più interessanti delle Marche.
di A. Carlorosi