Piccoli grandi gioielli
Nel XVIII secolo, con una popolazione al di sotto del milione, le Marche vantavano ben 113 teatri attivi. Teatri grandi e piccoli, diffusi nelle città e nei paesini di provincia, che ancora oggi sono considerati i piccoli gioielli della regione. Sono tantissimi, infatti, i teatri storici marchigiani che continuano ad essere attivi con spettacoli e rassegne. Tra questi, ce ne sono 10 sotto i 500 posti di capienza che vale la pena conoscere: il Teatro Misa di Arcevia e il Teatro Cortesi di Sirolo in Provincia di Ancona; il Teatro Serpente Aureo di Offida e il Teatro Luigi Mercantini di Ripatransone in Provincia di Ascoli Piceno; il Teatro dell’Iride a Petritoli e il Teatro Vincenzo Pagani di Monterubbiano in Provincia di Fermo; il Teatro La Rondinella di Montefano e il Teatro Nicola degli Angeli a Montelupone in Provincia di Macerata; il Teatro della Concordia di San Costanzo e il Teatro del Trionfo a Cartoceto in Provincia di Pesaro-Urbino.
Il Teatro Misa (dal nome del vicino fiume) è un piccolo gioiello architettonico costruito tra il 1840 e il 1845 all’interno del Palazzo dei Priori di Arcevia su un precedente teatro settecentesco, all’ultimo piano dell’edificio. La ricostruzione ottocentesca venne affidata a Giuseppe Ferroni e Vincenzo Ghinelli, allievi di Pietro Ghinelli, che progettò anche il Teatro delle Muse di Ancona. L’ingresso è collegato all’atrio da una scala dritta, mentre un’altra scala collega l’atrio al foyer. Il teatro è costituito da una sala pianta ad U con tre ordini di palchi, ai quali se ne aggiungono 6 ai lati del proscenio (per un totale di circa 150 posti), con balaustre a fascia separate dei pilastri arretrati. La struttura presenta un grande palcoscenico, rialzato di 1,50 mt dalla platea, e un soffitto affrescato con motivi geometrici e floreali: al centro un rosone racchiuso da una stella ad 8 punte, con ai lati raffigurazioni di muse e poeti, opera di Luigi Mancini detto il Sordo. Gli ornamenti delle balaustre a mascherine e listelli dorati sono dello scenografo Cesare Recanatini, autore anche di otto fondali con le quinte di corredo originali. Il macchinista anconetano Daniele Ferretti è autore dell’apparato scenotecnico originale, tuttora conservato. Oggi il Teatro Misa ospita stagioni teatrali di grande interesse, soprattutto di prosa, con un’offerta varia per un pubblico di tutte le età.
Il Teatro Cortesi di Sirolo è stato inaugurato nel 1875, con uno spettacolo di prosa e un intrattenimento musicale. L’edificio è inserito nelle mura urbane, in pietra bianca del Conero. Ha due corpi di fabbrica: il primo accoglie il foyer d’ingresso e gli spazi di rappresentanza, il secondo è destinato alla sala teatrale e al palcoscenico.
La sala è a ferro di cavallo, circondata da colonne doriche in legno verniciato su cui si impostano due ordini di palchi (22 in tutto, per un totale di circa 170 posti), intervallati da pilastrini e con balaustre a fascia, ornate da riquadri esagonali con rilievi a stucchi dorati. La volta è decorata con dieci figure femminili danzanti all’interno di riquadri ottagonali disposti in circolo attorno al rosone centrale, da cui pende un lampadario di cristalli.
È in questa sala che viene messa in scena la stagione teatrale invernale, un cartellone molto ricco e che offre una varietà di rassegne teatrali, spettacoli di prosa e concerti musicali.
In estate gli spettacoli si trasferiscono nel palcoscenico naturale del teatro alle Cave di Sirolo, scavato all’interno delle antiche cave di pietra del Conero.
Il Teatro del Serpente aureo di Offida fu realizzato nel 1820 su progetto dell’architetto Pietro Maggi e poi ristrutturato nel 1862. Il teatro presenta una pianta a ferro di cavallo in pieno stile barocco, con 50 palchi distribuiti su tre ordini con loggione e platea, per un totale di circa 320 posti. Da un atrio neoclassico adorno di statue femminili si accede alla sala con la piccola platea. I decori con stucchi ed intagli dorati su fondo verde sono opera del pittore offidano G. Battista Bernardi, che li realizzò probabilmente alla fine del XVIII secolo, mentre la volta con Apollo e le Muse venne dipinta da un altro pittore offidano, allievo dell’Accademia di San Luca a Roma, Alcide Allevi (1831-1893). Intorno alla volta, otto medaglioni raffigurano autori della lirica e della prosa: Pergolesi, Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini, Alfieri, Goldoni, Metastasio. La sala è illuminata da un lampadario con globi di cristallo. Sul palcoscenico si conserva ancora il sipario del 1826 con dipinta la leggenda del mitico Serpente d’Oro: secondo la leggenda, nel territorio di Offida sorgeva un tempio pagano, che prima dell’epoca romana era dedicato a Ophys, una divinità legata al culto del serpente. Sembra che gli offidani, infatti, avessero trovato un serpente d’oro nella campagna e che lo conservassero per lungo tempo in città come amuleto.
Oggi il teatro ospita eventi culturali e di intrattenimento, oltre al tradizionale veglione di carnevale, una tradizione consolidata famosa ormai anche fuori regione.
Il Teatro di Ripatransone venne inaugurato nel 1843 con l’opera “Lucia di Lammermoor” di Donizetti. Nel 1894 la struttura viene intitolata al poeta risorgimentale nativo di Ripatransone Luigi Mercantini. Gli spazi teatrali sono tutt’ora accessibili dal portico del Palazzo del Podestà: il foyer e la sala, oltre agli ambienti complementari, sono ricavati al livello superiore.
La pianta a ferro di cavallo della sala, simile all’impostazione planimetrica del Teatro Serpente Aureo di Offida, fu dovuta probabilmente ad esigenze di spazio. La sala contiene tre ordini di palchi senza loggione, per un totale di circa 250 posti.
Forte caratterizzazione della sala è data dal plafone, decorato con motivi floreali e con una serie di medaglioni, alcuni dei quali raffiguranti i volti di Gioacchino Rossini, di Giuseppe Verdi, di Vittorio Alfieri, di Vincenzo Bellini, di Carlo Goldoni, di Pietro Metastasio.
Chiuso nel 2008 per lavori di restauro e adeguamenti impiantistici, è stato riaperto il 14 aprile 2012 sulle note del Canto degli Italiani di Goffredo Mameli. Oggi il teatro è valorizzato anche grazie alla Fondazione Luigi Mercantini, che custodisce la struttura storica del teatro per mantenerne il patrimonio nel tempo, promuove la realizzazione di spettacoli teatrali, la comunicazione del teatro ed ogni altra forma connessa alle sue produzioni artistiche.
Il Teatro dell’Iride di Petritoli è stato costruito su progetto dell’ingegner Giuseppe Sabbatini e inaugurato il 20 Maggio 1877. Per la piccola sala il Sabbatini adottò, sopra un alto basamento, un ordine gigante di colonne corinzie che inquadrano i due ordini di palchi sui quali poggia il loggione a balconata, per un totale di 226 posti.
Gli interni sono arricchiti da stucchi e dorature delle pareti della sala e dipinti sul soffitto del loggione. Il soffitto, costituito a plafond a curva molto tesa, è circondato da una fascia dipinta con motivi allegorici, figure femminili e quattro medaglioni. Nel 1957 il teatro venne chiuso per motivi di sicurezza e restò inutilizzato fino agli anni ’80, quando fu oggetto di lavori di restauro che lo restituirono al decoro originario e portarono alla sua riapertura nella primavera del 1982. Da allora il Teatro dell’Iride è stato il centro dell’attività culturale del Comune di Petritoli, con annuali stagioni di prosa, di musica e soprattutto con il Concorso Internazionale per Oboe intitolato al concittadino “Giuseppe Tomassini” (1915-1987) prestigioso oboista nelle orchestre del Teatro dell’opera di Roma e dell’Accademia di Santa Cecilia ed insegnante dello stesso conservatorio. Il concorso, istituito nel 1995, si tiene con cadenza biennale.
Il Teatro Vincenzo Pagani di Monterubbiano fu inaugurato nel 1875, nell’area di un palazzo cinquecentesco detto “Il Palazzaccio” della famiglia Pagani, a cui apparteneva il noto pittore Vincenzo (1490–1568) a cui è dedicato il teatro. Il disegno fu realizzato dall’architetto Francesco Ridolfi di Ancona, mentre la direzione dei lavori fu affidata a Luca Galli. La pianta della sala è a ferro di cavallo con tre ordini di palchi, dove il primo ordine è dotato di un particolare parapetto ligneo con disegno a traforo e decorazione dorate. Sulla volta, ad opera del Maranelli di Sant’Elpidio, si susseguono i tondi con i ritratti di Carlo Goldoni, Vittorio Alfieri, Ludovico Ariosto, Dante Alighieri e poi in pittura monocroma quelli di Raffaello Sanzio e di Vincenzo Pagani. Servono ad inquadrare il tondo centrale dove sono rappresentate tre Muse, probabilmente Erato con la lira, Melpòmene con la maschera e Calliope con lo stilo e il papiro, figure allegoriche in relazione ai personaggi storici rappresentati. Il sipario storico realizzato nel 1881 è opera dello scenografo Alessandro Bazzani: un omaggio a Vincenzo Pagani, raffigurato con gli strumenti del mestiere (tavolozza e cavalletto) in atto di dipingere una tela con sullo sfondo un paesaggio marino con i pini. Il teatro è oggi sede dell’Accademia di canto “Beniamino Gigli”, che promuove attività didattiche, concerti, manifestazioni canore ed opere liriche.
Nel 1883 l’amministrazione comunale di Montefano decide la sistemazione definitiva del Teatro La Rondinella, iniziato a fine ‘700. Questa viene affidata all’ingegnere Virginio Tombolini, già direttore tecnico del teatro La Fenice di Venezia. Il Tombolini progetta un’audace armatura in ferro e colonne in ghisa a sostegno dei 22 palchi divisi in 2 ordini, con galleria al piano terra, per un totale di circa 150 posti.
Al termine dei lavori, il 28 agosto 1886, i montefanesi conferiscono all’ingegnere un attestato di riconoscenza per la novità della struttura in ferro, nominandolo cittadino onorario. Questo riconoscimento risulta nella targa posta nel foyer o “sala dei poeti”, sul cui soffitto ci sono sei medaglioni in gesso dedicati a Leopardi, Raffaello, Goldoni, Verdi, Alighieri e Alfieri. I lavori di pittura vengono affidati al pittore perugino Domenico Bruschi (1849-1910), che affresca la volta del teatro dove vengono rappresentate quattro delle nove muse: Melpomene (tragedia), Talia (commedia), Tesicore (danza) e Euterpe (lirica). Le muse sono intervallate da quattro tondi che ritraggono dei putti con i nomi delle stagioni della vita: Infanzia, Giovinezza, Virilità e Vecchiaia. Il teatro è caratterizzato da una sala ad U a causa delle ridotte dimensioni dell’ambiente (altezza 8,2 m; larghezza 10,1 m; lunghezza 15,8 m).
Dal 2005, dopo un restauro corposo, il Teatro della Rondinella è tornato al suo antico splendore e ospita eventi e rassegne.
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Il Teatro Degli Angeli di Montelupone venne realizzato tra il 1884 e il 1898 su progetto di Giuseppe Sabbatini. Il nome è una dedica all’illustre cittadino Nicola Degli Angeli (1535-1604), autore di opere teatrali e letterarie, segretario del Papa marchigiano Sisto V e amico di Torquato Tasso.
Il teatro è parte integrante del palazzo comunale e si apre al pianterreno dell’edificio. Alla sala si accede dopo aver percorso un lungo corridoio rettilineo da cui si arriva all’atrio, poi al foyer. L’architetto Sabbatini, pur mantenendo la sala a pianta ellittica e il loggione a balconata aperta, aggiunse due ordini di palchi (15 in tutto) e il loggione con balaustra a pilastrini. Nel primo ordine le colonne che dividono i palchi sono piuttosto massicce, per diventare poi più snelle nel secondo, dove terminano con capitelli in stile corinzio. Il proscenio, con architrave a curva ribassata, ospita altri quattro palchi, per un totale di 272 posti. Anche il soffitto è a volta ribassata, decorato da Domenico Ferri (1857-1940), pittore piceno docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, che rappresentò figure a tempera di angeli e putti musicanti con carattere satirico: i tamburelli suonati dai giovani sembrano rotti per l’eccessiva foga, per cui quella che può apparire inizialmente come un’aggraziata decorazione liberty diventa farsa burlesca. Tutte le decorazioni in stile floreale e i colori bianco e rosso richiamano con molta evidenza lo stile neoclassico.
Oggi il Teatro storico Degli Angeli ha ripreso vita con una propria stagione teatrale e sta diventando un elemento di apertura e collaborazione con altre realtà marchigiane e internazionali.
Le prime notizie di un teatro all’interno del castello di San Costanzo risalgono al 18 marzo 1721, quando venne fondata una società teatrale e una sala delle feste viene adattata ad hoc. Il luogo, sin dall’inizio, era aperto alla popolazione, a differenza della prassi comune. Tra la fine del 18º e l’inizio del 19º secolo il conte Francesco Cassi, proprietario del palazzo Cassi al centro del paese e di fronte al castello, soggiornava spesso a San Costanzo con gli amici più intimi, tra cui il conte Perticari con la moglie e il padre di lei Vincenzo Monti. In quegli anni al Teatro della Concordia venivano rappresentate le tragedie dell’Alfieri, “l’Aristodemo” del Monti e le commedie di Goldoni. È molto probabile che in questa struttura fossero rappresentate anche anteprime delle opere del Monti, che hanno preceduto quelle ufficiali delle grandi città.
Al teatro si accede dalla porta sud orientale del castello. La sala ha una pianta settecentesca a ferro di cavallo ed è caratterizzata da due ordini di palchi (25 in totale) e un sovrastante loggione a galleria per un totale di 150 posti. Dal palcoscenico nelle giornate terse si può vedere distintamente il mare Adriatico. La sala teatrale odierna è il risultato di due ristrutturazioni: quella del 1935, quando le originarie strutture lignee furono sostituite con altre in muratura, conservando immutata la fisionomia della sala ma cancellando le antiche decorazioni nei parapetti dei palchi e tutt’attorno alla volta, e quella del 1987, che ha adeguato la struttura alle normative di sicurezza. Oggi il teatro ospita diverse rassegne nazionali e locali per adulti e bambini, come “Teatri d’Autore”, stagione nei teatri storici della provincia di Pesaro e Urbino, o Scena Ridens, la prima rassegna comica delle Marche.
Il Teatro del Trionfo di Cartoceto fu costruito nel 1801 da progettista ignoto. Ha una sala con tre ordini di palchi (37 in totale di cui 11 al primo ordine e 13 al secondo e terzo), per un totale di circa 200 posti. La pianta è a ferro di cavallo, delimitata ai lati del boccascena da due larghe fasce verticali con finte scanalature dipinte. Il piccolo palcoscenico ha ancora il corredo scenico dipinto dal pittore Giulio Marvardi nella seconda metà dell’Ottocento, stessa epoca del sipario, in cui lo scenografo faentino Romolo Liverani ha effigiato un paesaggio agreste con un tempietto classico che ha sullo sfondo una parziale veduta di Cartoceto. Il palco è tutt’ora apprezzato da artisti e musicisti per la particolare acustica creata dalla struttura degli ordini dei palchi. Nel corso del XIX secolo il teatro era il luogo prescelto per la rappresentazione di spettacoli teatrali, in particolare durante il carnevale, con l’obbligo di “tenere in ordine un mastello con acqua” contro i pericoli di incendio. Il Teatro del Trionfo è diventato, negli ultimi anni, un luogo di centrale importanza culturale per Cartoceto. La sua rinascita è legata a “Cartoceto DOP”, il Festival – Mostra Mercato dell’Olio e dell’Oliva, uno dei più importanti appuntamenti della stagione agreste autunnale, nelle Marche così come in Italia.
di E. Marasca