Sgarbi racconta le Marche tra arte e ricordi
Vittorio Sgarbi non ha bisogno di presentazione ma certamente vogliamo ricordare quanto ha fatto per le Marche per valorizzarne la bellezza, a volte nascosta al grande pubblico, e il suo patrimonio culturale-artistico e paesaggistico. Attraverso questa intervista Sgarbi racconta le “sue Marche” tra arte e ricordi. Con lui ripercorriamo alcune delle tappe fondamentali, opere e monumenti che lo legano alle Marche e che diventano una guida alla scoperta della nostra magnifica regione.
Why Marche? Perché Sgarbi e le Marche?
La Regione Marche è la capitale mondiale per concentrazione del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico d’Italia. Tra il 1970 e il 1971, quando inseguivo le orme di Lorenzo Lotto, le Marche hanno rappresentato una tappa importante per ripercorrere la sua vita e le sue opere. Ma la mia vicinanza a questa regione ha origini storiche ben più lontane. Il tutto risale alla mia infanzia. Da ragazzo infatti, durante l’estate, accompagnavo mio padre nei suoi giri tra l’Emilia Romagna e le Marche fino a raggiungere la cittadina di Corinaldo, cittadina di bei ricordi paterni e tra i borghi più belli d’Italia. Ricordo ancora quando vidi per la prima volta la forma sinuosa dell’anfora che, nella zona dei Castelli di Jesi, fece la storia del Verdicchio nel mondo.
Di recente ha posto la sua residenza a San Severino. Quale il messaggio di questo gesto?
A San Severino ho svolto attività politica, prima come consigliere e poi come sindaco. Sono quindi legato a San Severino ed è fondamentale in questo momento post sisma essere vicino a queste zone. È compito di un personaggio pubblico come lo sono io quello di dare un segnale forte ed essere più che mai presente per tenere accesi i riflettori in questi territori così fortemente dilaniati dalla forza della natura.
Com’è la situazione storico-artistica e monumentale della Regione Marche dopo il sisma? E’ possibile riemergere o ci dobbiamo rassegnare?
Certamente il sisma ha compromesso chiese e opere di forte importanza artistica e architettonica. Senza considerare che il sisma genera una ulteriore frattura negli animi della gente data dalla paura. È la paura che mette a rischio il turismo. E allora è importante far capire che il territorio è stato geograficamente colpito in maniera circoscritta e limitata. Nel suo complesso questa regione offre tanto da un punto di vista paesaggistico e conserva con cura un patrimonio storico e artistico di grande valore e preziosità. Si può ricostruire e lo si deve fare anche nelle Marche come è avvenuto in altri parti d’Italia. Soprattutto è importante far passare il messaggio che le Marche sono vive più che mai.
Cosa è stato fatto nelle Marche per valorizzare e far vivere questa regione e il suo patrimonio artistico stimolando così il turismo?
Sono tante le iniziative realizzate che puntano a far emergere la bellezza, la storicità e l’arte di questa regione. È importante che territorio e arte convergano all’unisono come nel caso di Genga. Lì infatti ci troviamo in un territorio, naturalisticamente parlando, coinvolgente con le famose Grotte di Frasassi. La natura trova poi espressione all’interno del museo di Genga che ospita tra le tante opere la splendida statua della “Madonna con Gesù Bambino”, della bottega del Canova, originariamente collocata nel Tempietto neoclassico del Valadier.
Là dove la natura trova una sua naturale prosecuzione è la terra del Montefeltro. In questa terra si estendono quasi 2000 chilometri di meraviglie. Tra tutte le meraviglie c’è lei a guidare e stimolare il turismo: Urbino. Capitale ideale del Montefeltro e città patrimonio mondiale dell’Unesco, Urbino è stata capace di risollevare un’intera area con la sua storicità e le opere in mostra permanente. C’è ancora tanto da fare ma le potenzialità sono innumerevoli e questo ci fa ben sperare.
Quali mostre attualmente in corso nelle Marche suggerisce ai lettori e ai turisti di visitare?
Partiamo dal sud delle Marche ed in particolare da Ascoli Piceno che vuole omaggiare l’arte ceramica. Dal 25 marzo al 24 settembre 2017, la Pinacoteca Civica ospita la mostra di Bertozzi & Casoni “Minimi Avanzi”. Si tratta di una rassegna di 24 opere realizzate da due maestri della scultura ceramica contemporanea.
Lasciando Ascoli e percorrendo l’entroterra marchigiano verso nord, arriviamo ad Osimo. Qui ci accolgono i “Capolavori Sibillini. L’arte dei luoghi feriti del sisma” in mostra a Palazzo Campana fino al 1° di ottobre 2017. E’ importante salvaguardare preziose opere e allo stesso tempo non dimenticare quei paesi, preziose gemme di questa regione.
Da Osimo ci spostiamo verso il mare nella città di Ancona. Qui troviamo il Museo Diocesano e la Mostra “Olivuccio di Ciccarello, dai Musei Vaticani ad Ancona”. Per la prima volta tornano ad Ancona due tavole lignee del pittore, provenienti dall’antica chiesa di Santa Maria della Misericordia, distrutta durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Tali opere si riuniranno agli altri dipinti dello stesso autore tardogotico già presenti nel Museo.
Completiamo il nostro percorso artistico nelle Marche con la mostra “Rinascimento Segreto” a Urbino.
Ci parla della mostra “Rinascimento Segreto” di cui lei è curatore?
Il Rinascimento è uno dei momenti più alti e fervidi d’invenzioni, se non il più alto, di pittori e artisti incredibili. “Segreto” perché si tratta di una mostra di circa 80 opere mai viste che si svelano al pubblico dopo due anni di difficile e lungo lavoro. Dipinti, sculture e oggetti di proprietà di fondazioni bancarie, istituzioni e collezionisti privati con l’obiettivo di valorizzare un patrimonio artistico quasi sconosciuto e al contempo creare un interessante approfondimento sulla peculiare e complessa “geografia artistica” italiana. Con questa mostra siamo riusciti a fare sistema tra più musei. Infatti la mostra presenta un unico biglietto che coinvolge tre musei appartenenti a tre comuni diversi: Urbino, Pesaro e Fano.
E’ una mostra imperdibile come imperdibile è il Palazzo Ducale, uno degli esempi più significativi del Rinascimento italiano architettonico. Nella sola sede urbinate sono raccolte 40 opere realizzate da artisti rappresentativi delle principali scuole pittoriche italiane tra il ‘400 e il ‘500.
Prima di lasciare Urbino e la Galleria Nazionale delle Marche, fermatevi ad ammirare il capolavoro di Raffaello Sanzio, “La Muta”. Lei da sola varrebbe il prezzo dell’intero biglietto.
Al di là del valore artistico, questa mostra è uno degli esempi di come sia importante fare sistema per far vivere arte, cultura e territorio allo stesso tempo.
di S. Conti