Strati di storia tra le possenti mura della Rocca Roveresca
A vedere oggi la Rocca Roveresca di Senigallia in tutta la sua maestosa imponenza si sarebbe tentati di credere che una simile figura sia sempre stata così come ci si presenta, solida e immutabile. In realtà le possenti mura che fanno quadrato a difesa della struttura interna, i larghi torrioni circolari che occupano gli angoli, il cortile interno e l’edificio principale sono frutto di numerose modifiche apportate lungo l’arco di molti secoli.
La Rocca quindi non è solo un monumento affascinante, che fa bella mostra di sé nel complesso del bellissimo centro storico di Senigallia, ma è anche una testimonianza preziosa della storia della città.
Questa zona, vicina al mare e protetta dal corso del fiume Misa, rivelò le sue preziose potenzialità difensive già ai romani, ai tempi del loro insediamento. È allora, nel remoto III secolo a.C., che prende vita il primo “embrione” di quella che, nel corso delle epoche, diverrà l’attuale rocca, attraverso la costruzione di una piccola torre.
Seguirono poi gli interventi voluti dal cardinale di Albornoz, legato papale, che alle metà del 1300 fece erigere una “rocchetta non molto granda”, che ingloba l’arcaica costruzione romana. Venne poco dopo l’epoca delle grandi famiglie rinascimentali, e con essa le opere di ampliamento volute prima da Sigismondo Pandolfo Malatesta e infine da Giovanni Della Rovere, che ai famosi architetti Luciano Laurana prima e Baccio Pontelli commissionò di rendere la Rocca imponente come oggi la conosciamo, legando per sempre il suo nome a quello dell’edificio. Si venne così a creare una sorta di effetto matrioska, con continue modifiche e ampliamenti, che diede come risultato una fortezza che doveva essere massiccio baluardo difensivo ma anche elegante luogo di soggiorno per la ricca corte signorile.
Una storia tortuosa, stratificatasi nei vari piani architettonici, a cui si collega l’altrettanta varietà di destinazioni d’uso, soprattutto quando i fasti e le battaglie rinascimentali vanno declinando, e con essi anche lo splendore delle grandi signorie. Da fortezza e dimora signorile infatti la Rocca Roveresca passa attraverso i secoli a lugubre prigione, con i carcerati chiusi nei sotterranei, in celle anguste in cui traspirano solo pochi brandelli d’aria. Ma ci sarà anche il tempo di trasformarla in ricovero per orfani e bambini sfortunati sotto la supervisione delle suore, il momento di sfruttare i suoi ampi spazi come deposito e magazzino sia militare che civile, nonché l’occasione di farne un rifugio nei tempi di guerra.
In epoca contemporanea, quando fortunatamente le esigenze belliche sembrano scomparse, alla Rocca spetta il compito di monumento di grande attrazione turistica e di autentico museo della storia di sé stessa e di Senigallia.