Sulle orme di San Francesco
In avvio la prima edizione della via di Francesco per Gerusalemme
Nove giorni di cammino, solcando le terre, i monti, i parchi e le città che videro posarsi gli umili sandali del poverello d’Assisi, San Francesco. Sono trascorsi ottocento anni da quando, nel 1219, il santo si incamminò a piedi da Assisi fino ad Ancona, percorrendo ben 170 km, per imbarcarsi al porto della città dorica e raggiungere la Terra Santa.
Per ricordare questo evento, l’associazione Cammini della Marca, in collaborazione con il circolo dei viaggiatori VianDante e con la Confraternita di San Jacopo di Compostella, ha organizzato la prima edizione del percorso “Via di Francesco per Gerusalemme”. Il programma si snoda lungo nove giorni, dal 5 al 13 maggio, e attraversa l’Umbria e le Marche, toccando sentieri, mulattiere e sterrati che lo stesso santo di Assisi oltrepassò più e più volte, con l’intenzione di raggiungere Gerusalemme.
Il ritrovo è sabato 5 maggio alle ore 9 presso la basilica di San Francesco. Da qui l’itinerario si snoda tra i boschi del Monte Subasio per arrivare a Gualdo Tadino e approdare nella prima città marchigiana del cammino, Fabriano, con la sua suggestiva abbazia di San Biagio in Caprile. Ci si avvia poi verso il Monte San Vicino, transitando per l’eremo dell’Acquerella e ammirando la splendida abbazia di San Salvatore di Val di Castro. Lungo il tragitto poco a poco si scopriranno i borghi di Precicchie e Domo, l’abbazia di Sant’Urbano ad Apiro, Favete, luogo caro a Francesco, dove il Santo fece innalzare una piccola chiesa (in cui Francesco si ritirò per qualche mese in preghiera), distrutta purtroppo con il terremoto che sconvolse le Marche nel 2016. E poi Cupramontana, dove fa bella mostra di sé l’abbazia del Beato Angelo, San Paolo di Jesi, il paesaggio dei calanchi che si snoda tra i fiumi Esino e Musone. Si passa poi nel filottranese, seguendo i dolci sentieri collinari attraverso borghi come Cantalupo, giungendo a Osimo, importante centro francescano su cui Francesco transitò più volte per tentare di raggiungere Ancona e, da lì, imbarcarsi per Gerusalemme. Nel territorio di Camerano verrà attraversato il Parco del Conero fino all’ingresso di Ancona e al duomo di San Ciriaco. Ultima parte del cammino è la scalinata che accompagna al porto Antico, passando sotto l’Arco di Traiano e arrivando infine alla porta d’Oriente.
Un itinerario attraverso abbazie, grotte, sentieri che ancora oggi portano i segni del passaggio del patrono d’Italia: un cammino che permetterà anche di conoscere in una maniera insolita e originale il nostro territorio pernottando in eremi e conventi che recano le impronte non solo del Santo di Assisi, ma anche quelle di San Romualdo, fondatore dell’ordine dei camaldolesi, che proprio in questi luoghi visse ed evangelizzò la parola di Cristo. Durante le sue peregrinazioni per diffondere la predicazione, San Francesco non mancò di lasciare un’impronta del suo passaggio. All’abbazia di Sant’Urbano nel Comune di Apiro, ad esempio, Francesco chiese ospitalità a una comunità di monaci che lì alloggiava: domandò al gruppo se nei dintorni ci fosse un terreno per costruire una cappella e questi gli indicarono Favete, dove appunto fece costruire la piccola cappella distrutta dal sisma del 2016. Si è salvata solo l’abside, che contiene un quadro quattrocentesco della Madonna del Latte.
C’è un antro, vicino alla cappella, reso magico da una cascatella d’acqua ancora oggi visibile, dove il Santo pregò e meditò. “Un altro importante luogo francescano è nel comune di Staffolo: qui Francesco, assetato, con un bastone bucò una pietra da cui uscì dell’acqua sorgiva. Tutt’oggi esiste la fonte, in contrada San Francesco, che racconta del miracolo del Santo. Un centro francescano per eccellenza di questo percorso è anche l’eremo della Madonna di Valdisasso a Valleremita, nel fabrianese, fondato dal patrono d’Italia in uno dei tanti tragitti che il Santo effettuò”, spiega la guida escursionistica Maurizio Serafini. Perché vari furono i tentativi di Francesco di raggiungere la Terra Santa al seguito delle crociate, ma l’unico viaggio in cui riuscì nel suo intento risale al 1219. Si racconta anche che, prima di tale anno, fu in grado di imbarcarsi dalla città dorica, ma il mezzo su cui viaggiava subì un naufragio e Francesco fu costretto a ritornare ad Assisi senza aver raggiunto la Terra Santa.
Un itinerario, quello della via di Francesco per Gerusalemme, che punta a valorizzare i luoghi su cui transitò il Santo. “Camminare è il modo migliore per attivare tutti i sensi di una persona e conoscere in modo totale e profondo un territorio: camminando puoi intravedere una fattoria, una vigna, puoi sentire i profumi dei luoghi che attraversi, puoi toccare le piante, la ghiaia e assaporare le more, i lamponi che incontri lungo il cammino, così come sentire i rumori del borgo, degli animali che vivono quel territorio”, dice Andrea Antonini, che si occupa dell’organizzazione tecnica del cammino, “è attraversando a piedi che si impara ad apprezzare e comprendere un luogo”. Allo stesso tempo fondamentale è l’aspetto spirituale che caratterizza l’itinerario: “San Francesco è una figura contemporanea in quest’epoca di frenesia e di accelerazione su tutto: incarna l’essenzialità, il voler vivere i tempi in maniera più umana. Il camminare stesso è vivere con calma il territorio, assaporarlo: un tipo di turismo slow che fa bene allo spirito. Durante il percorso ci si accorge che, nello zaino contenente le scorte che abbiamo preparato, tante sono le inutilità che ci portiamo dietro e iniziamo a buttarle, nel vero senso della parola, tornando quindi all’essenzialità. È un po’ una metafora della vita: ci circondiamo di oggetti inutili, quando in realtà quello che veramente ci occorre è molto poco”, conclude Antonini.
di I. Cofanelli