Tamberi, il marchigiano che salta da record
Il suo look portafortuna non ha sbagliato nemmeno stavolta. Barba tagliata a metà, concentrazione, salto ed ecco toccato il nuovo record italiano assoluto (2,38), segnato il 13 febbraio a Hustopece (Repubblica Ceca). Gianmarco Tamberi, 23 anni di Offagna, è diventato il simbolo del salto in alto in Italia. Il numero uno che qualche giorno prima, il 4 febbraio, insieme a Marco Fassinotti, a Banska Bystrica, aveva saltato 2,35 ottenendo il nuovo primato italiano indoor. Il 2,38 di Tamberi segna la più importante misura di sempre italiana, sia all’aperto che al coperto. Il record all’aperto Gianmarco lo stabilì il 3 agosto dello scorso anno, alla vigilia dei Mondiali di Pechino, sulla pedana tedesca di Eberstadt con 2,37.
Quando hai cominciato? Il salto in alto è di famiglia vero?
“Sì, papà già faceva salto in alto e ha fatto le Olimpiadi del 1980 a Mosca. Io ho iniziato nel 2009 quando ho smesso di giocare a basket, ho iniziato il salto in alto. Già da prima facevo qualche gara studentesca nelle scuole, ma ho iniziato nel 2009”.
Cosa ti ha portato ad abbandonare il basket per il salto in alto?
“Diciamo che è stata un’evoluzione di cose. Ho cominciato le gare a scuola e ho visto che avevo sempre risultati maggiori anche se non mi allenavo perché ero concentrato sul basket. Ma alla fine del 2008 ho vinto i campionati studenteschi di atletica. Avevo saltato 2,01 mt e così ho detto proviamo. Ho lasciato il basket, ma per me è stata una scelta dura, perché per il me il basket è sempre stata una malattia più che uno sport”.
E il record italiano del 2,38 a Hustopece te l’aspettavi?
“Dire che me l’aspettavo no, sapevo di aver lavorato bene da settembre fino a quel giorno. Sapevo di stare bene fisicamente e di riuscire tecnicamente, sapevo che potevo saltare in alto, poi aspettarsi un record italiano no. Stavo bene, poteva succedere oppure no”.
Cosa ha giocato un ruolo importante in questo traguardo?
“Mi sono accorto già da subito che avevo una grande sicurezza di quello che stavo facendo, di controllo di quello che dovevo fare e questo mi ha permesso di fare una gara con serenità a livello mentale. Non ero nervoso ed è molto importante, perché quando si fanno le gare e se si è tesi e nervosi è più difficile. Avendo lavorato molto bene in questi ultimi quattro mesi al campo avevo veramente piena coscienza dei miei mezzi”.
A chi dedichi questa conquista?
“In realtà a nessuno. Quest’anno è un anno lungo e con obiettivi molto grandi, come le Olimpiadi, i campionati del mondo. Quindi le dediche aspetto a farle perché spero di poter fare ancora di meglio”.
Quindi a cosa punti adesso?
“Adesso ci sono i campionati italiani tra due settimane in casa ad Ancona. E ci tengo veramente tanto, mi verranno a vedere un sacco di persone e spero di poter fare anche qualcosina in più di Hustopece. Poi ci saranno i campionati del mondo a Portland il 20 marzo, ma l’obiettivo più grande di quest’anno sono sicuramente le Olimpiadi di Rio. E questo è il mio obiettivo principale. Nell’anno olimpico si ha solo una cosa in testa”.
Come ti stai preparando?
“Al campo con gli allentamenti sono sempre come tutti gli anni, è un approccio soprattutto mentale che va finalizzato per le Olimpiadi. Il nervosismo vicino alla gara si sente tantissimo, io sono stato fortunato che ho già fatto le Olimpiadi a Londra, quindi ho già un’esperienza alle spalle. Ero molto giovane perché avevo 20 anni là, sarò molto giovane qua perché ne avrò 24. Ma avere l’esperienza e sapere quanta pressione ci sarà, mi aiuterà di sicuro. Quindi è un approccio un po’ più mentale quello di Rio rispetto agli altri anni”.
Ma poi c’è pure il lavoro sul campo …
“Quello è ovvio, al campo il lavoro è lo stesso ma fatto con intensità in più. Se io di solito al campo lavoro al 100 percento durante gli anni, quest’anno delle Olimpiadi mi spingo oltre al 100 percento per avere quella carica in più”.
Quanto e dove ti alleni?
“Mi alleno ad Ancona al Palaindoor d’inverno e d’estate nel campo di fronte che si chiama campo Italico Conti. La tipologia di allenamento è variabile, dipende se sono in presenza di gare vicine o no. Per esempio normalmente faccio anche doppi allentamenti mattina e pomeriggio, vicino alle gare invece mai. Solo il pomeriggio e alla settimana quando gareggio sono quattro allenamenti a settimana. Quantità poca ma tantissima qualità, perché dobbiamo trasformare il lavoro fatto d’inverno in qualità”.
Lavori o studi?
“Studio, faccio economia ad Ancona. Ma quest’anno ho deciso di lasciarla per concentrarmi sulle Olimpiadi, poi riprenderò l’anno prossimo”.
Che lavoro ti piacerebbe fare?
“Me lo chiedo anche io! Sinceramente non lo so, adesso ho le idee più concentrate sul presente che sul futuro. Certo mi piacerebbe rimanere nell’ambito sportivo, più nel basket che nell’atletica. Mi piacerebbe fare l’allenatore di basket, che è una passione grande che ho. Poi come lavoro proprio non lo so, sono confuso ancora sul futuro”.
Il tuo halfshave move è diventato un rito, come ti è venuto in mente?
“Questa cosa è nata nel 2011, quindi cinque anni fa, quando per scherzo dovevo fare un campionato italiano ed ero uno dei favoriti. Solo che mi ero fatto male ed erano tre mesi che non mi ero allenato bene. Ero molto nervoso e con mio padre, che è il mio allenatore, per sdrammatizzare abbiamo detto: facciamo una stupidaggine, qualcosa che quando si va in gara si ha meno pressione addosso. E mio padre mi ha detto: tagliati la barba a metà, così la barba che hai nella parte interna ti fa correre meglio la curva. Ovviamente detto scherzosamente. L’ho fatto e in quella gara lì sono migliorato di 11 cm. Agli Europei junior l’ho rifatto e ho vinto la medaglia. E allora ho detto ok, devo farlo sempre. In realtà la metà barba me la tengo solo esclusivamente per le gare, poi me la taglio”.
E con il tuo rivale Fassinotti come va?
“Va bene. Ho saputo che forse non farà i campionati italiani e mi dispiace perché comunque per me è un grande stimolo. In qualsiasi gara ci sia è un altro italiano che salta molto molto in alto e mi dà tanta carica in più e quindi spero che non sia niente di grave e che riuscirà a partecipare ai campionati italiani. La gara con lui prende di importanza e anche con Chesani”.
Sei fidanzato da sei anni, lei ti segue sempre?
“Quando può. Lei studia Lingue a Verona e fa l’università a tempo pieno non come me! Però in Italia mi segue sempre e poi anche negli eventi importanti. A Londra c’era e ci sarà anche a Rio”.
di L. Ben Salah