Una farmacia museo a Fabriano
Dimenticate i luoghi asettici e impersonali in cui vi recate per procurarvi farmaci o medicinali. Varcare la soglia del Museo della Farmacia Mazzolini Giuseppucci di Fabriano significherà fare un salto indietro nel tempo e immergersi nelle atmosfere antiche di fine Ottocento. Nel cuore del centro storico della città della carta, affacciata lungo Corso della Repubblica, si staglia tale luogo prezioso per la città e la comunità fabrianese tutta. La farmacia, infatti, mantiene integro l’involucro ligneo, con cui fu progettata sul finire del secolo XIX dallo scultore perugino Adolfo Ricci, decorato con simboli e allegorie sulle scoperte della scienza e della medicina tra Settecento e Ottocento. Il museo, riaperto al pubblico nel 2010 dopo circa vent’anni di chiusura, è sottoposto proprio per il suo valore artistico e storico a tutela ministeriale dal 1983.
I gioielli in farmacia
Quello che desta interesse artistico non sono solo gli arredi lignei di Ricci, ma anche la collezione di vasi che Ermogaste Mazzolini si procurò presso la celeberrima manifattura Ginori, e i 25 ritratti di personalità illustri nel mondo della medicina e della scienza, per non parlare dei putti alati posizionati alla base degli armadi, che recano tra le mani un rotolo indicante il nome del personaggio ritratto. E poi le sette lunette intagliate, che accolgono immagini simboliche della farmacia, della medicina e della scienza. Insomma, tutto desta interesse e meraviglia in questo luogo.
La storia
Nel XIX secolo, la famiglia Mazzolini da generazioni era inserita nel campo della farmaceutica. Ermogaste Mazzolini, dunque, già da bambino immerso nell’atmosfera di fialette, spezie e distillatori, si trasformò in un farmacista serio e preparato che approfittò della conoscenza dello scultore di Perugia Adolfo Ricci, in stanza a Fabriano nel 1892 come docente d’intaglio presso la Scuola Professionale d’Arti e Mestieri, per commissionargli la decorazione degli arredi e un restauro della farmacia. L’idea di Mazzolini, affidata a Ricci, era quella di creare un piccolo museo che ripercorresse le fasi delle varie conquiste della scienza nel corso dei secoli e che rendesse omaggio ai grandi uomini della medicina, protagonisti di quelle conquiste.
Tutto l’estro e il talento di Ricci si riversò nel dare una nuova vita alla farmacia, dal bancone per passare al soffitto e alla pavimentazione: ogni dettaglio non fu lasciato al caso. Strumenti, macchine, ma anche metodologie, tecnologie… tutto sapientemente intagliato dalle mani di Ricci. E, così, chiunque si rechi in visita al museo-farmacia potrà ripercorrere le tappe che hanno portato alla scoperta dell’elettricità e dei Raggi X. “L’Allegoria dei Raggi X”, così è denominato il soggetto creato da Ricci, mostra una immagine di donna insieme a degli angeli che illustrano il movimento della macchina a scarica elettrica e tubo catodico, facendo vedere come i raggi, dopo aver attraversato una mano, permettessero che l’immagine di questa rimanesse impressa su una tavoletta.
Gli intagli di Ricci
Tutti gli spazi della farmacia sono stati travolti dalla maestria di Ricci, che ha realizzato dei capolavori dell’arte neogotica italiana che vogliono celebrare i progressi della scienza e la dottrina massonica (di cui sia Mazzolini, sia Ricci fecero parte). E dunque possiamo ammirare da una parte i quindici busti posizionati sopra le cuspidi degli armadi, ritratti di biologi, chimici, fisici come Franklin, Faraday, Lavoisier, Volta, Avogadro per citarne alcuni. In posizione cruciale troviamo poi rappresentati i busti di dieci medici e farmacisti (sulle volte a crociera del soffitto ribassato): alcune di queste figure (tra cui lo stesso Mazzolini, raffigurato sotto un’aquila), infatti, premevano per costituire una facoltà di Farmacia indipendente da quelle di Chimica e Medicina. Intagliati nell’ebano e nell’acero, poi, scolpite nelle lunette retrostanti agli armadi, troviamo i racconti delle scoperte scientifiche e degli esperimenti che hanno portato l’umanità a godere di sensazionali tecnologie mediche. E poi medicina, chimica, farmacia e altre discipline allegoricamente raffigurate sotto forma di immagini femminili. Suggestivi, infine, anche gli intagli di oggetti di uso pratico e quotidiano: dal portaombrelli, al bancone, dai cassetti recanti i nominativi dei medici al fermaporta sotto forma di delfino.
I vasi e le porcellane
Menzione speciale spetta alla porcellana presente in farmacia. Centinaia i vasi presenti, prodotti dalla celebre manifattura artistica fiorentina Ginori, su cui svettano i nomi delle spezie, delle sostanze, dei composti utilizzati in ambito farmacologico. Da segnalarne uno etichettato con “Mosca di Milano”, contenente larve di mosca essiccate provenienti dall’area milanese. Questo composto, unito ad altri estratti officiali, provocava reazioni eccitanti, prodotto molto in voga nell’Ottocento proprio per i suoi effetti. Al valore artistico di tali oggetti (su ogni vaso e contenitore in vetro l’etichetta recante i nomi del contenuto era realizzata in lacca e oro zecchino) si unisce quello scientifico: tali nomi facevano riferimento alla Farmacopea Ufficiale del Regno d’Italia, la raccolta ufficiale dal 1892 degli strumenti e dei principi chimici impiegati in campo farmacologico, che indicava anche posologia e modalità di composizione. Un vero e proprio manuale d’istruzioni, fondamentale per ogni farmacista.
di I. Cofanelli
Photos © Farmacia Giuseppucci